
We're lost in music/ Caught in a trap/ No turning back/ We're lost in music (Sister Sledge 1979)
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martedì 19 giugno 2012
Come on, baby don't you wanna go?
Domani e dopodomani tutti al cinema per rivedere o vedere per la prima volta "The Blues Brothers"! In edizione rimasterizzata o quello che è, ma credo che sia davvero un'occasione imperdibile, anche se il film è talmente noto e amato, passato tante volte in tv, visto e rivisto su vhs, dvd o in streaming. Ha senso vederlo su grande schermo perchè era nato per quella destinazione. Il progetto Blues Brothers nasce all'interno dello show cult "Saturday Night Live" come uno dei tanti sketch dei multiformi attori partecipanti, in questo caso i due John Belushi e Dan Aykroyd, ma è un pò riduttivo chiamarlo sketch, in quanto era un momento musicale di grande classe, grazie alla scelta dei musicisti coinvolti, in pratica il gruppo di Booker T & The MG's, più altri turnisti famosi del giro Atlantic Records. Il progetto funziona talmente bene che sfocia presto in un album "A Briefcase Full Of Blues", che in America vende alla grande.
Nel frattempo John Belushi conosce il grande successo con "Animal House" e John Landis decide che i Blues Brothers meritano di uscire dal televisore e finire al cinema. Ma non con un filmetto qualsiasi, bensì "facciamo una cosa alla Spielberg!" Ecco quindi che lo spiegamento di forze diventa faraonico, dal cinemascope agli inseguimenti in macchina che fanno impallidire quelli di "Questo pazzo, pazzo, pazzo mondo" (uno dei riferimenti di base), i tanti attori e caratteristi impiegati. Ma soprattutto la musica e gli artisti. Si toccano anche altri generi, il gospel per esempio con James Brown e Chaka Khan, il blues vero e proprio con John Lee Hooker nel mercato che suona "Boom Boom" (non compreso nel disco della colonna sonora), il country di "Rawhide" o anche di sfuggita la musica lounge, quando i due fratelli trovano buona parte della band impegnata in una rilettura della nostrana "Quando Quando Quando". C'è anche uno dei rari casi in cui la rilettura di un proprio brano è migliore dell'originale, mi riferisco ad Aretha Franklin, la "Think" del film è decisamente meglio della prima versione.
E' un film che parla della sopravvivenza. Bisogna far sopravvivere l'orfanotrofio in cui i due fratelli Blues sono cresciuti, per cui si decide di rimettere su "la banda" per un concerto benefit. Ma è anche la sopravvivenza di un genere musicale, il rhythm'n'blues, che in quegli anni era diventato desueto, complice l'ascesa della discomusic. Per cui la storia gira intorno al momento del concerto che diventa il punto focale del film e l'entusiasmo del pubblico, dapprima poco convinto, si trasmette alla platea, in quell'istante noi diventiamo quel pubblico e i Blues Brothers suonano per noi. Spero infatti che il restauro ci restituisca la magia di quel momento al meglio. Ci sarebbero tante cose da dire e tanti pezzetti di film da commentare, ognuno ha il suo preferito, un pò come per "Frankenstein Junior", ma adesso non dico nulla e aspetto di rivedermi il film come se fosse una nuova "prima volta". Non mancate all'appuntamento!

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venerdì 10 dicembre 2010
A star is born?

E questa come la spiego? Cioè, com'è che mi sono ritrovato sul palco di un piccolo teatro nei vicoli a cantare "Bankrobber" dei Clash insieme al mio amico Franco Zaio? Probabilmente ho una "bestia" dentro che si è manifestata quando Franco mi ha parlato della serata Clash in cui, oltre a ripresentare le canzoni interpretate nel suo disco autoprodotto "Know Your Clash", ci sarebbero stati degli ospiti per alcuni duetti. Gente che in passato ha suonato con lui, come Attilio, Francesca, Andrea, più Marco Cheldi degli Sleeves e Bobby Soul (già Voci Atroci, Sensasciou e Blindosbarra, tra gli altri), più Diego, giovane giornalista punk e Fritz come dj. Infatti mi è uscita fuori la frase: "E io che faccio?". Inizialmente si pensava che sarei stato l'addetto alle riprese video, ma poi la "bestia" ha tuonato: "Potrei cantare qualcosa anch'io". Nonostante una comprensibile perplessità iniziale, la cosa è andata avanti, avrei voluto fare "Guns Of Brixton", ma era già stata prenotata, così ho scelto "Bankrobber", un'altra delle mie preferite. Me la sono studiata, ma non siamo riusciti ad incontrarci prima per fare almeno una prova. Arriva l'8 dicembre e approfittiamo del soundcheck per provare. Così ho scoperto che potevo sentire la mia voce attraverso il microfono (lo so, sono un dilettante allo sbaraglio!), facciamo un paio di prove, la prima discreta, la seconda un pò meglio ma con qualche stonatura di troppo (confesso che solitamente canto quando sono...un pò meno sobrio del solito!). Comincio ad avere dei dubbi, poi, dopo aver mangiato un kebab in compagnia, la gente comincia ad arrivare...ed è più di quello che immaginavo. Il piccolo teatro si riempe e lo spettacolo comincia. Prima Franco fa un pò di brani da solo, poi cominciano gli ospiti e io sono il secondo, dopo Andrea che suona la sua Fender Jaguar rosso fiammeggiante, ma il primo a cantare. Dopo aver rischiato una caduta per raggiungere il palco, arrivo. Scambio qualche parola con Franco e questo mi tranquillizza un pò, le luci in faccia mi impedivano di vedere gli spettatori, ho chiesto preventivamente perdono a Joe Strummer e sono partito. Ed è andata bene, la "bestia" ha fatto tesoro di qualche suggerimento di amici, oppure si è mossa istintivamente, comunque non ho sbagliato niente e mi sono concesso un finale in crescendo. Insomma, successo di pubblico, ma a me interessava soprattutto il parere degli amici, a cui non avevo detto niente prima, ed erano tutti contenti, e questo per me vale più di qualsiasi cosa. Ho avuto la mia occasione e l'ho giocata bene e dopo anni come ascoltatore ho potuto provare il brivido di stare dalla parte del microfono, due lunghissimi minuti che per me sono stati un bel regalo di Natale. E ora? Come proseguirà la mia carriera? Boh? Mi tengo il ricordo di questa serata, che mi ha regalato tante emozioni anche con le esibizioni degli altri; una menzione speciale per Diego, che per problemi di lavoro è arrivato senza poter provare e non si è fatto intimorire per niente, io non credo che ce l'avrei fatta come lui.
La foto è opera di Antonio Amato, fotografo di vecchia scuola che ha il pregio di fare ottime cose senza tirarsela per niente (ha appena ripescato e pubblicato su Facebook due foto di David Bowie scattate a Genova quando era in periodo "berlinese", mi è tornato in mente l'articolo di giornale che ne parlava, ho cercato nei miei ritagli, ma non ce l'avevo). Grazie Antonio. E grazie Franco, e tutti gli amici che erano lì.
domenica 21 novembre 2010
So What?
Ieri sera ho sfidato la pioggia per partecipare a una serata punk organizzata dal piccolo ma grande Roberto Zena presso il centro sociale Terra di Nessuno: in scaletta i savonesi 5MDR, i romani Paypack e gli inglesi Anti-Nowhere League (unica data italiana per la storica punk band). Locale piuttosto pieno, qualche faccia conosciuta, situazione "abbastanza" tranquilla. I savonesi, già visti a settembre a Varazze, sono bravi ma non mi emozionano particolarmente, preferisco i loro concittadini Uguaglianza. I Payback invece mi impressionano per potenza e carica, hardcore classico e moderno e la presenza di due cantanti mi ha fatto venire in mente i Linea 77, ma sicuramente i Payback vincono a mani basse, forse i Linea erano così agli inizi. Bravi davvero! Poi le star della serata: gli Anti-Nowhere League, in pista trent'anni fa, e dopo alterne vicende sono ancora sui palchi (anche se della formazione originale c'è solo il cantante Animal), e come spesso accade per reduci di quelli scena, pestano ancora alla grande! Lo strano è che suonano per 40 minuti, scendono un attimo, poi ripartono e ci danno dentro per più di un'altra ora, con mucho gusto dei kids presenti. Ok, a un certo punto, dopo fiumi di birra, c'è un pò di baruffa nell'aria, qualche spintone e parole grosse, ma niente di grave, son ragazzi, dopotutto. Il concerto finisce e poi parte il vero delirio: una coppia di sciamannati dj, che iniziano con una selezione punk, ma poi il tutto si trasforma in una specie di discoteca molto alternativa: e quindi Nabat, Katy Perry, Stooges, Bloodhound Gang, e l'apoteosi si raggiunge quando skins e punks cantano a squarciagola "Comprami" di Viola Valentino! Una scena davvero divertente e coinvolgente. A parte il cantante, gli altri tre ANL si mischiano poi coi presenti rimasti a socializzare, mi piacerebbe sapere come è riuscito a tornare a casa il ragazzo che ha ingaggiato una gara di bevute col bassista...Resto fino quasi alla chiusura in attesa del primo bus utile, faccio due carezze al simpatico cagnone Spike che gironzola incessante tra le gambe dei presenti...insomma alle 5 e mezza posso finalmente buttarmi sotto le coperte. So Fuckin' What?
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giovedì 9 settembre 2010
lunedì 23 agosto 2010
La ragazza più improbabile
MORRISSEY "Girl Least Likely To" (live)
Una delle migliori b-sides di Morrissey
Una delle migliori b-sides di Morrissey
giovedì 12 agosto 2010
Ska Fever!
E non ci posso ancora credere: nel giro di due mesi ho visto i Madness e gli Specials! Ho aspettato solo 30 anni, ma ne è valsa la pena. Nel 2009 si celebrava il trentennale della 2-Tone e per l'occasione gli Specials hanno fatto un tour di reunion in Inghilterra; intanto i Madness uscivano con "The Liberty Of Norton Folgate", album splendido che ho anche tentato di far arrivare primo come disco dell'anno per il pubblico di Disco Club, ma poi ha vinto Dylan...
Nel 2010 entrambe le band decidono di proseguire il momento d'oro con un tour europeo, al quale non potevo proprio mancare! Sabato 8 maggio parto alla volta di Milano, da solo, ma so che su troverò qualcuno dei miei contatti Facebook. Giornata bella, sole, caldo, qualche nuvola ma niente di preoccupante. Arrivo abbastanza presto al Palasharp, in attesa di incontrarmi con gli altri, giro un pò tra i banchetti di merchandising non ufficiale e i furgoni dei panini, vedo passare Alioscia dei Casino Royale con figlia, Johnny Grieco dei Dirty Actions; mangio un panino+birretta e faccio qualche chiacchiera con una coppia di Pavia (sorry, non ricordo i nomi), che erano già stati a vederli a Londra l'estate prima. Finalmente arrivano la Dora (che era venuta a Genova per la mostra dei Clash), suo fratello Lou e Giuliano, mentre mi sono perso Roberto Zena e company. Dopo un altro paio di birrette siamo pronti ad entrare, mentre gli Skiantos stanno già suonando...e suonano da dio, con un bel tiro, alcuni dei loro classici, da "Eptadone" a "Mi piaccion le sbarbine", presentata come "l'unica cosa che abbiamo in comune con il nostro premier". Finalmente arriva l'ora dei Madness: si parte con "One Step Beyond", ovviamente in italiano e il palazzetto comincia a ballare! Il concerto da lì è un incastro di pezzi dell'ultimo album (tutte quelle che piacevano a me!) e i loro successi (nominatene uno...sì, l'hanno fatto). Pensavo che avrebbero fatto prima i pezzi nuovi e poi le hits, invece questa formula alternata ha funzionato molto bene. Nel momento in cui è partita "Baggy Trousers" anche gli immobili hanno cominciato a saltare impazziti, un momento bellissimo. La band si è dimostrata in ottima forma, Lee Thompson al sax adorabile buffone, Woody alla batteria il solito motorino incessante, Chris Foreman alla chitarra ha pure tentato di cantare in italiano, anche se era poi "Just One Cornetto", vecchia pubblicità inglese modellata su "O Sole Mio" e poi l'impeccabile Suggs, maestro di cerimonie, che si è scusato perchè non riusciva a parlare italiano, nonostante abbia qualche parente qui da noi (colpo di scena!) Sono molto curioso di leggere il suo libro "Suggs and The City: My Journeys Through Disappearing London", viaggio alla ricerca della Londra perduta della sua infanzia, dove i negozi, i pubs e quant'altro scompaiono nella modernità di anonimi grattacieli, centri commerciali e ristoranti. Purtroppo all'appello mancava Chas Smash, bloccato in Spagna dalle conseguenze del vulcano islandese (ricordate?). Comunque un ottimo concerto, concluso su "Night Boat to Cairo", tanta gente col sorriso sulle labbra, sudata per i balli e felice per l'ottima musica. Fuori poi ho trovato il mitico Gianni Miraglia, ancora reduce da un hangover alcolico del giorno prima ma uguale alle foto che carica su Fb. Con gli altri mi faccio portare in una birreria non so bene dove in mezzo al nulla, e alla fine concludo la nottata sul divano della Dora a casa sua a Varese! (fortuna che il marito è molto comprensivo). Giusto un paio di foto:


E saltiamo a giovedì 15 luglio. Sottolineo giovedì perchè putroppo il giorno infrasettimanale ha portato un pò di problemi a chi non poteva sganciarsi dal lavoro, tra cui Erika, Lucia, Roberto, Paco di Reggio Emilia, mentre il mio probabile autista, che un mese prima sembrava più entusiasta di me all'idea del concerto degli Specials, pochi giorni prima cade dalle nuvole, poi sembra disponibile, poi invece nisba! Così riparto da solo (deja-vù 1) verso Torino. Il concerto si svolge alla reggia di Venaria Reale nell'ambito del Traffic Festival. Col bus (gratuito, prego gli assessori genovesi di prendere nota) arrivo in zona reggia dove devo incontrarmi con Dora e gli altri (deja-vù 2), anche se stavolta non c'è Lou, ma l'altro fratello Rudie, più vari ed eventuali, Anna, Stefano, e incontro di sfuggita Luca Re dei Sick Rose. Dopo un misunderstanding di posizione geografica (col bus sono arrivato vicino all'entrata principale della reggia, mentre il luogo del concerto era da un altro lato) siamo dentro e arriviamo molto vicini al palco mentre gli Statuto cominciano a suonare. Se la cavano molto bene, il ruolo del supporter è sempre ingrato, ma stavolta giocano in casa (anche se da anni non riescono più a suonare nella loro città) e centrano il risultato (tenuto conto anche della passione calcistica di Oskar e soci). Passa un pò di tempo e poi è la volta di Paul Weller. Sì, perchè la lineup prevista è cambiata, doveva essere lui l'headliner, ma l'ordine è cambiato (giustamente secondo me) perchè Paul in Italia è già venuto più volte mentre per gli Specials era la prima volta in assoluto, ai tempi d'oro manco un'apparizione televisiva. E dico la verità, non me ne è fregato nulla che ci fosse lui, non ero lì per quello. Quindi il suo concerto non mi ha detto granchè, le canzoni nuove non hanno lasciato nessun segno, di roba vecchia solo "The Changing Man", "Shout To The Top" degli Style Council e "Going Underground" dei Jam, il suono in generale mi è sembrato piuttosto confuso e poco coinvolgente...e troppo lungo, alla fine (sorry, Franco). Giro di birre, tento di beccare un altro contatto di Fb (ma mi sa che il suo livello alcolico era già al top!) e poi SPECIALS! Eccoli lì, Terry, Neville, Lynval, Roddy, Sir Horace e John, più il sostituto di Jerry Dammers alle tastiere e due fiatisti (sarebbe stato il massimo se ci fosse stato Rico col suo trombone!), fisici un pò appesantiti, ma la carica di una volta non si è spenta. Passano in rassegna praticamente tutti i pezzi dei due album e si crea subito un bel coinvolgimento tra loro e noi, Neville si agita quasi come ai vecchi tempi e Lynval con la chitarra non sta fermo un attimo e scherza col pubblico, Terry invece è immobile, ma noi lo amiamo perchè è così e lo è sempre stato. Tutto bene, dunque, la band esce e noi aspettiamo il bis. Invece arriva Mixo, l'incolpevole presentatore della serata che ci manda tutti a casa perchè l'orario è leggermente sforato, al punto che ritorna sul palco Lynval, accolto da un boato, afferra il microfono e dice: "Scusate, ma c'è il coprifuoco". Come a dire, ci stavamo divertendo tutti quanti, ma ci impediscono di continuare. All'appello mancavano solo "Ghost Town" e la "Skinhead Symphony" dell'EP dal vivo...però io sono felicissimo lo stesso, io li volevo così e non mi hanno deluso. Non facciamo neanche a tempo a prendere una birra e fare due commenti che i tizi dell'organizzazione spingono tutti ad uscire al più presto...non proprio il massimo dell'ospitalità. Vabbè, la nottata finisce con me a dormire sul divano della Dora (deja-vù 3), mentre suo marito mi informa degli ultimi acquisti del Genoa (ne sa pù lui di me!). Visto che entrambi i gruppi hanno fatto sfracelli nei rispettivi tour europei, mi piace pensare che possano tornare al più presto, così anche chi non ha potuto vederli possa godere come ho goduto io. Per quanto riguarda gli Specials, consiglio un giro sul loro sito dove Sir Horace Gentleman sta tenendo un diario della tournee col suo stile già apprezzato nel bel libro "Ska'd For Life".
E tra questi due concerti c'è stato pure quello di Toots & The Maytals a Genova il 2 luglio (ma di questo ne parlerò poi). Ancora due foto:

Nel 2010 entrambe le band decidono di proseguire il momento d'oro con un tour europeo, al quale non potevo proprio mancare! Sabato 8 maggio parto alla volta di Milano, da solo, ma so che su troverò qualcuno dei miei contatti Facebook. Giornata bella, sole, caldo, qualche nuvola ma niente di preoccupante. Arrivo abbastanza presto al Palasharp, in attesa di incontrarmi con gli altri, giro un pò tra i banchetti di merchandising non ufficiale e i furgoni dei panini, vedo passare Alioscia dei Casino Royale con figlia, Johnny Grieco dei Dirty Actions; mangio un panino+birretta e faccio qualche chiacchiera con una coppia di Pavia (sorry, non ricordo i nomi), che erano già stati a vederli a Londra l'estate prima. Finalmente arrivano la Dora (che era venuta a Genova per la mostra dei Clash), suo fratello Lou e Giuliano, mentre mi sono perso Roberto Zena e company. Dopo un altro paio di birrette siamo pronti ad entrare, mentre gli Skiantos stanno già suonando...e suonano da dio, con un bel tiro, alcuni dei loro classici, da "Eptadone" a "Mi piaccion le sbarbine", presentata come "l'unica cosa che abbiamo in comune con il nostro premier". Finalmente arriva l'ora dei Madness: si parte con "One Step Beyond", ovviamente in italiano e il palazzetto comincia a ballare! Il concerto da lì è un incastro di pezzi dell'ultimo album (tutte quelle che piacevano a me!) e i loro successi (nominatene uno...sì, l'hanno fatto). Pensavo che avrebbero fatto prima i pezzi nuovi e poi le hits, invece questa formula alternata ha funzionato molto bene. Nel momento in cui è partita "Baggy Trousers" anche gli immobili hanno cominciato a saltare impazziti, un momento bellissimo. La band si è dimostrata in ottima forma, Lee Thompson al sax adorabile buffone, Woody alla batteria il solito motorino incessante, Chris Foreman alla chitarra ha pure tentato di cantare in italiano, anche se era poi "Just One Cornetto", vecchia pubblicità inglese modellata su "O Sole Mio" e poi l'impeccabile Suggs, maestro di cerimonie, che si è scusato perchè non riusciva a parlare italiano, nonostante abbia qualche parente qui da noi (colpo di scena!) Sono molto curioso di leggere il suo libro "Suggs and The City: My Journeys Through Disappearing London", viaggio alla ricerca della Londra perduta della sua infanzia, dove i negozi, i pubs e quant'altro scompaiono nella modernità di anonimi grattacieli, centri commerciali e ristoranti. Purtroppo all'appello mancava Chas Smash, bloccato in Spagna dalle conseguenze del vulcano islandese (ricordate?). Comunque un ottimo concerto, concluso su "Night Boat to Cairo", tanta gente col sorriso sulle labbra, sudata per i balli e felice per l'ottima musica. Fuori poi ho trovato il mitico Gianni Miraglia, ancora reduce da un hangover alcolico del giorno prima ma uguale alle foto che carica su Fb. Con gli altri mi faccio portare in una birreria non so bene dove in mezzo al nulla, e alla fine concludo la nottata sul divano della Dora a casa sua a Varese! (fortuna che il marito è molto comprensivo). Giusto un paio di foto:


E saltiamo a giovedì 15 luglio. Sottolineo giovedì perchè putroppo il giorno infrasettimanale ha portato un pò di problemi a chi non poteva sganciarsi dal lavoro, tra cui Erika, Lucia, Roberto, Paco di Reggio Emilia, mentre il mio probabile autista, che un mese prima sembrava più entusiasta di me all'idea del concerto degli Specials, pochi giorni prima cade dalle nuvole, poi sembra disponibile, poi invece nisba! Così riparto da solo (deja-vù 1) verso Torino. Il concerto si svolge alla reggia di Venaria Reale nell'ambito del Traffic Festival. Col bus (gratuito, prego gli assessori genovesi di prendere nota) arrivo in zona reggia dove devo incontrarmi con Dora e gli altri (deja-vù 2), anche se stavolta non c'è Lou, ma l'altro fratello Rudie, più vari ed eventuali, Anna, Stefano, e incontro di sfuggita Luca Re dei Sick Rose. Dopo un misunderstanding di posizione geografica (col bus sono arrivato vicino all'entrata principale della reggia, mentre il luogo del concerto era da un altro lato) siamo dentro e arriviamo molto vicini al palco mentre gli Statuto cominciano a suonare. Se la cavano molto bene, il ruolo del supporter è sempre ingrato, ma stavolta giocano in casa (anche se da anni non riescono più a suonare nella loro città) e centrano il risultato (tenuto conto anche della passione calcistica di Oskar e soci). Passa un pò di tempo e poi è la volta di Paul Weller. Sì, perchè la lineup prevista è cambiata, doveva essere lui l'headliner, ma l'ordine è cambiato (giustamente secondo me) perchè Paul in Italia è già venuto più volte mentre per gli Specials era la prima volta in assoluto, ai tempi d'oro manco un'apparizione televisiva. E dico la verità, non me ne è fregato nulla che ci fosse lui, non ero lì per quello. Quindi il suo concerto non mi ha detto granchè, le canzoni nuove non hanno lasciato nessun segno, di roba vecchia solo "The Changing Man", "Shout To The Top" degli Style Council e "Going Underground" dei Jam, il suono in generale mi è sembrato piuttosto confuso e poco coinvolgente...e troppo lungo, alla fine (sorry, Franco). Giro di birre, tento di beccare un altro contatto di Fb (ma mi sa che il suo livello alcolico era già al top!) e poi SPECIALS! Eccoli lì, Terry, Neville, Lynval, Roddy, Sir Horace e John, più il sostituto di Jerry Dammers alle tastiere e due fiatisti (sarebbe stato il massimo se ci fosse stato Rico col suo trombone!), fisici un pò appesantiti, ma la carica di una volta non si è spenta. Passano in rassegna praticamente tutti i pezzi dei due album e si crea subito un bel coinvolgimento tra loro e noi, Neville si agita quasi come ai vecchi tempi e Lynval con la chitarra non sta fermo un attimo e scherza col pubblico, Terry invece è immobile, ma noi lo amiamo perchè è così e lo è sempre stato. Tutto bene, dunque, la band esce e noi aspettiamo il bis. Invece arriva Mixo, l'incolpevole presentatore della serata che ci manda tutti a casa perchè l'orario è leggermente sforato, al punto che ritorna sul palco Lynval, accolto da un boato, afferra il microfono e dice: "Scusate, ma c'è il coprifuoco". Come a dire, ci stavamo divertendo tutti quanti, ma ci impediscono di continuare. All'appello mancavano solo "Ghost Town" e la "Skinhead Symphony" dell'EP dal vivo...però io sono felicissimo lo stesso, io li volevo così e non mi hanno deluso. Non facciamo neanche a tempo a prendere una birra e fare due commenti che i tizi dell'organizzazione spingono tutti ad uscire al più presto...non proprio il massimo dell'ospitalità. Vabbè, la nottata finisce con me a dormire sul divano della Dora (deja-vù 3), mentre suo marito mi informa degli ultimi acquisti del Genoa (ne sa pù lui di me!). Visto che entrambi i gruppi hanno fatto sfracelli nei rispettivi tour europei, mi piace pensare che possano tornare al più presto, così anche chi non ha potuto vederli possa godere come ho goduto io. Per quanto riguarda gli Specials, consiglio un giro sul loro sito dove Sir Horace Gentleman sta tenendo un diario della tournee col suo stile già apprezzato nel bel libro "Ska'd For Life".
E tra questi due concerti c'è stato pure quello di Toots & The Maytals a Genova il 2 luglio (ma di questo ne parlerò poi). Ancora due foto:


domenica 28 febbraio 2010
Lasciar scorrere il pesce
Rubo l'espressione al mio amico Angelo perchè da quando ho messo il mio post apocalittico (eventualmente è qui), la situazione sul lavoro è cambiata. Ebbene sì, ho lasciato scorrere il pesce e piano piano le cose stanno girando come volevo io. Il che mi pone poi in una situazione di delirio di onnipotenza, ora potrei dedicarmi alla conquista del mondo!!! eh!eh! No, davvero, per ora mi va bene così. E' successo dell'altro in verità, alcuni degli amici più cari, che spesso passano da queste parti, ne sono a conoscenza. Diciamo che sono in una fase di cambiamento, di crescita e al momento la mia sensazione è molto positiva, l'incoraggiamento che ho avuto da queste persone mi ha aiutato molto e quindi il mio orizzonte ora non lo vedo più così nero. Ultimamente non sono stato molto attivo col blog, forse è un pò di stanchezza, forse sono io che non ho queste grandi capacità di scrittura e non sento di essere in grado di sostenere una continuità quasi quotidiana del blog. Sarò sporadico mentre comincio la mia nuova vita. Onde per cui...
DEPECHE MODE "New Life" live 1981, con ancora Vince Clarke in formazione
DEPECHE MODE "New Life" live 1981, con ancora Vince Clarke in formazione
domenica 14 febbraio 2010
Just Rock'n'Roll
THE LAZY COWGIRLS "I'm Going Out And Get Hurt Tonight"
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lunedì 11 gennaio 2010
Be my guru
HOODOO GURUS "Crackin' Up"
Questo è il nuovissimo singolo degli Hoodoo Gurus. Uno dei gruppi australiani più famosi che dai primi anni 80 fino ad oggi ci ha deliziato con il loro rock intriso di 60's, di pop, di garage. A me sono sempre piaciuti anche se non sono riuscito a seguire bene la loro carriera, mi sono sempre sembrati onesti nella loro proposta, concreti e per nulla montati; del resto l'attitudine easy è un tratto dominanante degli australiani in genere. Hanno avuto un pò di successo anche da noi negli anni 80, e vi consiglio la doppia antologia "Ampology" che contiene facciate a e b di tutti i singoli fino ai primi anni 2000 e potrete scoprire che nel secondo disco ci sono pezzi che suonano ancora grintosi e per nulla "molli" come ci si aspetterebbe da una band con carriera ventennale e più. Anche questo nuovo singolo è una bella scarica di energia. Approfitto e recupero anche 2 cose del passato: "I Want You Back" e "Nobody". Enjoy!
Hoodoo Gurus - I Want You Back
Hoodoo Gurus - Crackin' Up [Official Video] from Hoodoo Gurus on Vimeo.
Questo è il nuovissimo singolo degli Hoodoo Gurus. Uno dei gruppi australiani più famosi che dai primi anni 80 fino ad oggi ci ha deliziato con il loro rock intriso di 60's, di pop, di garage. A me sono sempre piaciuti anche se non sono riuscito a seguire bene la loro carriera, mi sono sempre sembrati onesti nella loro proposta, concreti e per nulla montati; del resto l'attitudine easy è un tratto dominanante degli australiani in genere. Hanno avuto un pò di successo anche da noi negli anni 80, e vi consiglio la doppia antologia "Ampology" che contiene facciate a e b di tutti i singoli fino ai primi anni 2000 e potrete scoprire che nel secondo disco ci sono pezzi che suonano ancora grintosi e per nulla "molli" come ci si aspetterebbe da una band con carriera ventennale e più. Anche questo nuovo singolo è una bella scarica di energia. Approfitto e recupero anche 2 cose del passato: "I Want You Back" e "Nobody". Enjoy!
Hoodoo Gurus - I Want You Back
venerdì 8 gennaio 2010
martedì 5 gennaio 2010
New New Wave
THE HORRORS "Scarlet Fields" live
Qui torniamo a trent'anni dopo anche se il suono è quello di trent'anni fa. Ci sono in giro diversi gruppi che si rifanno ai suoni della new wave o post-punk che dir si voglia. Alcuni hanno anche un buon riscontro commerciale, come gli inglesi Editors e gli americani Interpol; a onor del vero sono entrambi un pò troppo sbilanciati nella ricerca del fantasma di Ian. Gli Horrors sono arrivati sulla scena due anni fa con la solita scorta di hype, acconciature e vestiti giusti, qualche solito atteggiamento arrogante tipicamente inglese, insomma il classico bluff. Invece dev'essere successo qualcosa. Dopo due anni eccoli con "Primary Colours" a fregarsene di tutto, producendo un disco che sà di passato, oscuro, con suoni ora distorti ora liquidi, ma senza concessioni alla classifica. Girano un video ufficiale per il brano conclusivo "Sea Within A Sea" che dura 8 minuti. Scelgo questo brano che è quello che mi piace di più; ognuno può scorgere le influenze passate che preferisce (i Sound incontrano Gary Numan?). Questa esibizione live è piuttosto fedele al disco, e dimostra che sotto l'acconciatura c'è qualcosa che si muove...
Qui torniamo a trent'anni dopo anche se il suono è quello di trent'anni fa. Ci sono in giro diversi gruppi che si rifanno ai suoni della new wave o post-punk che dir si voglia. Alcuni hanno anche un buon riscontro commerciale, come gli inglesi Editors e gli americani Interpol; a onor del vero sono entrambi un pò troppo sbilanciati nella ricerca del fantasma di Ian. Gli Horrors sono arrivati sulla scena due anni fa con la solita scorta di hype, acconciature e vestiti giusti, qualche solito atteggiamento arrogante tipicamente inglese, insomma il classico bluff. Invece dev'essere successo qualcosa. Dopo due anni eccoli con "Primary Colours" a fregarsene di tutto, producendo un disco che sà di passato, oscuro, con suoni ora distorti ora liquidi, ma senza concessioni alla classifica. Girano un video ufficiale per il brano conclusivo "Sea Within A Sea" che dura 8 minuti. Scelgo questo brano che è quello che mi piace di più; ognuno può scorgere le influenze passate che preferisce (i Sound incontrano Gary Numan?). Questa esibizione live è piuttosto fedele al disco, e dimostra che sotto l'acconciatura c'è qualcosa che si muove...
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domenica 11 ottobre 2009
Appunti sparsi
A margine della mostra sui Clash al Porto Antico. Da spettatore presente alle 3 giornate posso dire di essermi divertito moltissimo. L'esposizione di memorabilia, dai posters alle spille, dai dischi alle fanzine, era molto ricca e piena di cose interessanti (e non c'è stato tutto, c'erano ancora 3/4 casse di roba che sono rimaste inutilizzate), ma questo me l'aspettavo dal buon Fritz. Riguardando le bacheche oggi con calma, ho visto cose che il primo giorno mi erano sfuggite, tra cui una traduzione che avevo curato per il sito di Sonic Reducer, ma soprattutto vedere il volantino a cui faceva riferimento la traduzione, quello di una marcia e di un concerto organizzato dall'Anti-Nazi League, è stato emozionante. Si può pensare che il collezionare tutte queste sia una mania, una malattia; è vero che spesso è per il puro piacere personale di possedere, ma so che quello che anima Fritz è anche il condividere tanta passione con più gente possibile e una mostra come questa è l'occasione giusta. Lo stesso Luca Frazzi, intervenuto oggi per parlare del suo libro per l'Arcana "I wanna riot", si è stupito di vedere alcune cose che si ricordava dall'epoca e altre di cui aveva solo sentito parlare. E parlando di Luca, parliamo anche delle iniziative collaterali contenute nella mostra. Venerdì il concerto acustico di Franco Zaio: sarò di parte, anche se ho cercato di far finta di non "conoscerlo", ma ancora una volta è riuscito a sorprendermi. La rilettura di tante canzoni dei Clash, anche qualcuna che non conoscevo, in chiave così scarna è stata emozionante (scusate se uso sempre le stesse parole, ma non trovavo un aggettivo diverso) e appagante, tra l'altro piuttosto corposa e con anche un bis, una "Guns Of Brixton" ripetuta, a cui abbiamo fatto pure qualche coretto. Franco ora vuole pure realizzare un bootleg di queste covers, mi sembra un'idea giusta, forse in ottica punk sarebbe meglio l'esperienza unica di "chi c'era c'era", però anche qui, perchè non condividere con altri? Sabato sala gremita durante l'esibizione dei Black Market, cover band di Genova che se l'è cavata molto bene col repertorio di Joe Strummer e soci, con anche un'ospitata di Marco Balestrino dei Klasse Kriminale negli ultimi due pezzi. Peccato solo per l'audio che copriva un pò le voci. Piccolo aneddoto che ho saputo stasera dalla Wendy: a un certo punto è entrato un tizio che avvicinandosi al bancone ha chiesto: "Ma sono i Clash? MINCHIA!" (detto con forte accento siciliano) e lei ha avuto un pò di difficoltà a spiegargli che non erano proprio QUEI Clash, ma un gruppo che suonava le loro canzoni. Oggi, come già detto, spazio a Luca Frazzi, che ha spiegato come è arrivato alla stesura di questo libro che analizza i testi dei Clash cercando di contestualizzare anche il rapporto dei Clash con l'Italia, di come li abbiamo vissuti dalle nostre parti, in modo da spogliarli dall'icona di "band politica", come sono/erano etichettati molto superficialmente. Diciamo solo che mi ha fatto venire voglia di leggere il libro, e questo mi sembra già un buon risultato.
Sono stato molto felice di aver potuto conoscere un mio contatto di Facebook, la mitica Dora che è venuta apposta da Varese con marito e figlia per questa mostra; le è molto piaciuto il concerto di Franco, e quindi ho approfittato per darle una copia del Cmpst con la sua intervista e anche il cd "Last Blues" (poi io me lo riaccatterò).
In conclusione sono stati per me 3 giorni bellissimi, carichi di emozioni, e passati troppo in fretta, ma questo è spesso il destino delle cose belle. Sarebbe stato meglio se fosse durata una settimana, ma mi accontento e faccio tesoro di queste ore. Non ho partecipato all'organizzazione della mostra, ma nel mio piccolo ho cercato di fare pubblicità qui, su MySpace e su Facebook; in più ho attaccato 3 manifesti nella notte torinese del concerto di Paul Collins e ho dato in giro a Genova un paio di locandine e qualche piccolo volantino autoprodotto. Ho dato una piccola mano in fase di chiusura della mostra e non vedo l'ora che ci sia di nuovo qualcosa del genere, anche per una questione di orgoglio cittadino, sarebbe bello se per una volta Genova diventasse capitale della musica con mostre di questa fattura. Il solo pensiero che domani devo tornare al lavoro e riprendere la vita "normale" mi fa stare male, ma faccio tesoro dei bei momenti che ho vissuto in quella sala. Grazie Fritz, grazie Wendy, grazie Roberto e Marco di Sonic Reducer, grazie a Zaio, ai Black Market, a Luca Frazzi, a Paolucci della Biblioteca De Amicis, a Dora e la sua famiglia, e a tutte le persone che hanno partecipato, conosciute e sconosciute, compreso l'ultimo arrivato che ha fotografato la mostra mentre veniva già sbaraccata.
E mettiamo anche un video dei Clash, và!
THE CLASH "White Riot" (live)
E un altro
THE CLASH "Career Opportunities" (live)
OK, ancora uno
The Clash - Bankrobber
Travis™ | Video MySpace
Sono stato molto felice di aver potuto conoscere un mio contatto di Facebook, la mitica Dora che è venuta apposta da Varese con marito e figlia per questa mostra; le è molto piaciuto il concerto di Franco, e quindi ho approfittato per darle una copia del Cmpst con la sua intervista e anche il cd "Last Blues" (poi io me lo riaccatterò).
In conclusione sono stati per me 3 giorni bellissimi, carichi di emozioni, e passati troppo in fretta, ma questo è spesso il destino delle cose belle. Sarebbe stato meglio se fosse durata una settimana, ma mi accontento e faccio tesoro di queste ore. Non ho partecipato all'organizzazione della mostra, ma nel mio piccolo ho cercato di fare pubblicità qui, su MySpace e su Facebook; in più ho attaccato 3 manifesti nella notte torinese del concerto di Paul Collins e ho dato in giro a Genova un paio di locandine e qualche piccolo volantino autoprodotto. Ho dato una piccola mano in fase di chiusura della mostra e non vedo l'ora che ci sia di nuovo qualcosa del genere, anche per una questione di orgoglio cittadino, sarebbe bello se per una volta Genova diventasse capitale della musica con mostre di questa fattura. Il solo pensiero che domani devo tornare al lavoro e riprendere la vita "normale" mi fa stare male, ma faccio tesoro dei bei momenti che ho vissuto in quella sala. Grazie Fritz, grazie Wendy, grazie Roberto e Marco di Sonic Reducer, grazie a Zaio, ai Black Market, a Luca Frazzi, a Paolucci della Biblioteca De Amicis, a Dora e la sua famiglia, e a tutte le persone che hanno partecipato, conosciute e sconosciute, compreso l'ultimo arrivato che ha fotografato la mostra mentre veniva già sbaraccata.
E mettiamo anche un video dei Clash, và!
THE CLASH "White Riot" (live)
E un altro
THE CLASH "Career Opportunities" (live)
OK, ancora uno
The Clash - Bankrobber
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domenica 4 ottobre 2009
Una bella serata
PAUL COLLINS' BEAT "Don't Wait Up For Me"
Se ne è già parlato da queste parti, di Paul Collins, dei Nerves, dei Beat poi rinominati Paul Collins' Beat per non confonderli coi Beat inglesi ecc. Insomma, venerdì sono andato a Torino per vedere Paul Collins anche per mantenere una promessa...ma di questo ne parlo dopo. Arrivo su al 50% delle mie possibilità, sicuramente avevo un pò di febbre, ma non potevo certo rimanere chiuso in albergo. Il luogo è lo Spazio 211, piccolo locale ma molto carino e con un'atmosfera rilassata; inganno l'attesa facendo qualche foto ai graffiti sui muri del giardino. Ero stato qui 2 anni fa per il mio primo incontro coi palermitani Second Grace, ma questa è un'altra storia. Verso le 11 cominciano i supporters, i milanesi Radio Days, che hanno scelto di dedicarsi al powerpop. Scelta coraggiosa per un genere di nicchia, soprattutto in Italia, però se la cavano bene, nonostante qualche problemino tecnico, soprattutto il batterista e presentatore è una bella macchina da ritmo, eppure in origine era uno dei due chitarristi (vedi la versione ufficiale del video di "Don't Keep Me Waiting"). Eccoli qui in un'esibizione a Fidenza
Giusto il tempo di scendere dallo sgabello dove ero appollaiato e fare un giretto che appena prima di mezzanotte sale sul palco Paul Collins con questa nuova versione dei Beat. Si parte con "Hanging On The Telephone" e da lì praticamente non ci si ferma mai. Ok, la voce non è più quella di una volta e neanche il fisico, però la carica di energia e di puro spirito rock'n'roll resta presente fino alla fine. Avercelo lì a 10 centimetri e sentire l'energia sprigionata che mi contagiava, mi ha permesso di dimenticarmi della febbre e cominciare a saltare (più o meno) e cantare i coretti. Praticamente è stato proposto tutto il primo album dei Beat, da "Rock'n'Roll Girl" a "Workaday World" da "I Don't Fit In" a "Working Too Hard" già nel repertorio dei Nerves, da "Walking Out On Love" a "Look But Don't Touch" dove Paul fa salire sul palco due ragazze a ballare. Più "The Kids Are The Same" e canzoni più nuove in una girandola di emozioni continue. Per il primo bis un imbecille continuava ad urlare "When You Find Out"(dei Nerves) e Paul ha detto: "non so perchè ma me la chiedono tutte le sere" e ne ha fatto una versione solo chitarra e batteria molto bella. Naturalmente l'imbecille ero io ed ero molto felice ;)
E dopo il concerto spazio anche per qualche chiacchiera, oltre a procurarmi roba e autografi, e qui torno alla promessa iniziale. Infatti a gennaio avevo vinto su Ebay proprio da lui un vinile dei Nerves autografato, solo che poi a febbraio ho avuto l'incidente, quindi ho dovuto scrivergli dall'ospedale e non avendo il vocabolario sotto mano mi sono anche inventato un paio di termini, e lui era stato molto gentile e mi chiedeva cose sull'Italia che lui adora. E lì gli avevo promesso che se tornava dalle nostre parti sarei andato con o senza stampelle, e così è stato. Infatti si ricordava di me e mi ha chiesto come andava e così via. Ancora una volta ho avuto la dimostrazione che personaggi del genere che potrebbero anche fregarsene di te vista la loro carriera (anche se la sua non ha mai raggiunto il grande successo che meritava), sono persone semplici e per nulla montate. Infatti gli ho chiesto "ma cos'è che ti spinge ancora a fare queste cose" e lui "é l'amore per la musica, that's all". Belle positive vibrazioni, se vi capita a tiro non potete perderlo. Inoltre mi ha fatto piacere vedere tante facce giovani, segno che la musica "semplice" ha un linguaggio universale che tocca i cuori con poco, basta una batteria, due chitarre e un basso e dei ritornelli mozzafiato per essere felici.
Se ne è già parlato da queste parti, di Paul Collins, dei Nerves, dei Beat poi rinominati Paul Collins' Beat per non confonderli coi Beat inglesi ecc. Insomma, venerdì sono andato a Torino per vedere Paul Collins anche per mantenere una promessa...ma di questo ne parlo dopo. Arrivo su al 50% delle mie possibilità, sicuramente avevo un pò di febbre, ma non potevo certo rimanere chiuso in albergo. Il luogo è lo Spazio 211, piccolo locale ma molto carino e con un'atmosfera rilassata; inganno l'attesa facendo qualche foto ai graffiti sui muri del giardino. Ero stato qui 2 anni fa per il mio primo incontro coi palermitani Second Grace, ma questa è un'altra storia. Verso le 11 cominciano i supporters, i milanesi Radio Days, che hanno scelto di dedicarsi al powerpop. Scelta coraggiosa per un genere di nicchia, soprattutto in Italia, però se la cavano bene, nonostante qualche problemino tecnico, soprattutto il batterista e presentatore è una bella macchina da ritmo, eppure in origine era uno dei due chitarristi (vedi la versione ufficiale del video di "Don't Keep Me Waiting"). Eccoli qui in un'esibizione a Fidenza
Giusto il tempo di scendere dallo sgabello dove ero appollaiato e fare un giretto che appena prima di mezzanotte sale sul palco Paul Collins con questa nuova versione dei Beat. Si parte con "Hanging On The Telephone" e da lì praticamente non ci si ferma mai. Ok, la voce non è più quella di una volta e neanche il fisico, però la carica di energia e di puro spirito rock'n'roll resta presente fino alla fine. Avercelo lì a 10 centimetri e sentire l'energia sprigionata che mi contagiava, mi ha permesso di dimenticarmi della febbre e cominciare a saltare (più o meno) e cantare i coretti. Praticamente è stato proposto tutto il primo album dei Beat, da "Rock'n'Roll Girl" a "Workaday World" da "I Don't Fit In" a "Working Too Hard" già nel repertorio dei Nerves, da "Walking Out On Love" a "Look But Don't Touch" dove Paul fa salire sul palco due ragazze a ballare. Più "The Kids Are The Same" e canzoni più nuove in una girandola di emozioni continue. Per il primo bis un imbecille continuava ad urlare "When You Find Out"(dei Nerves) e Paul ha detto: "non so perchè ma me la chiedono tutte le sere" e ne ha fatto una versione solo chitarra e batteria molto bella. Naturalmente l'imbecille ero io ed ero molto felice ;)
E dopo il concerto spazio anche per qualche chiacchiera, oltre a procurarmi roba e autografi, e qui torno alla promessa iniziale. Infatti a gennaio avevo vinto su Ebay proprio da lui un vinile dei Nerves autografato, solo che poi a febbraio ho avuto l'incidente, quindi ho dovuto scrivergli dall'ospedale e non avendo il vocabolario sotto mano mi sono anche inventato un paio di termini, e lui era stato molto gentile e mi chiedeva cose sull'Italia che lui adora. E lì gli avevo promesso che se tornava dalle nostre parti sarei andato con o senza stampelle, e così è stato. Infatti si ricordava di me e mi ha chiesto come andava e così via. Ancora una volta ho avuto la dimostrazione che personaggi del genere che potrebbero anche fregarsene di te vista la loro carriera (anche se la sua non ha mai raggiunto il grande successo che meritava), sono persone semplici e per nulla montate. Infatti gli ho chiesto "ma cos'è che ti spinge ancora a fare queste cose" e lui "é l'amore per la musica, that's all". Belle positive vibrazioni, se vi capita a tiro non potete perderlo. Inoltre mi ha fatto piacere vedere tante facce giovani, segno che la musica "semplice" ha un linguaggio universale che tocca i cuori con poco, basta una batteria, due chitarre e un basso e dei ritornelli mozzafiato per essere felici.
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domenica 2 agosto 2009
Dal Giappone con furore!
TOKYO SKA PARADISE ORCHESTRA "Ska Me Crazy" live
I giapponesi sono incredibili, quando ci si mettono riescono a replicare qualsiasi cosa. Qui addirittura sembrano avere anche del soul, cosa non sempre facile per i loro canoni. Impressionante anche il teatro in cui l'Orchestra si esibisce e fantastico il colpo d'occhio sul pubblico che salta e balla all'unisono. C'è anche un altro video live con una cover della colonna sonora di Lupin III (quello originale), però metto un video in studio, con questa skatenata "Pride Of Lions".
I giapponesi sono incredibili, quando ci si mettono riescono a replicare qualsiasi cosa. Qui addirittura sembrano avere anche del soul, cosa non sempre facile per i loro canoni. Impressionante anche il teatro in cui l'Orchestra si esibisce e fantastico il colpo d'occhio sul pubblico che salta e balla all'unisono. C'è anche un altro video live con una cover della colonna sonora di Lupin III (quello originale), però metto un video in studio, con questa skatenata "Pride Of Lions".
giovedì 23 luglio 2009
Il post frivolo
Eccomi ritornato col pc funzionante, ma. Nel senso che ieri, appena ritirato, non riuscivo a collegarmi ad internet, ma era un problema di Tiscali. Ho perso tutte le mail da aprile ad ieri, e mi dispiace soprattutto per la corrispondenza con persone a me care, come l'amico Fritz; ho salvato le cose importanti del sito S.R. ma le cose più personali no, peccato, sono piccoli pezzi di vita che scompaiono. E attualmente il pc non mi riconosce più le chiavette usb...Comunque, cosa ho fatto nei giorni in cui non avevo il pezzo di plastica senza cui non possiamo più vivere? Ho approfittato delle diverse offerte musicali che c'erano in giro, stranamente abbondanti. Genova come Londra? Quello rimane un sogno, nonostante la mia città segua uno stile british classico da sempre. Giovedì sera puntata al Banano Tsunami al porto antico. E' una specie di chiatta sul mare con bar, tavoli e sedie che diventa luogo per concerti (ad esempio la rassegna acustica "Lorca" curata dai ragazzi di Metrodora) e con quelle lucine bianche accese ricorda il porticciolo di "Dawson's Creek". Ero lì per sentire Uni And Her Ukelele, cantante di San Francisco che suona appunto un ukelele. Lei è uno scricciolo biondo con occhi azzurri e una bella voce e ha dimostrato come possa bastare un semplice strumento e la giusta attitudine per portare a casa un bel risultato, complimenti. Prima di lei, gli svedesi A Smile And A Ribbon, tre ragazze e tre ragazzi che definirei come insopportabilmente carini. Prendendo come paragone i Belle And Sebastian, immaginate degli arrangiamenti ancora più leziosi e meno fantasiosi, delle vocine svenevoli che al confronto Isobel Campbell sembra Janis Joplin. La tastierista sembrava Haley Mills, la ragazzina bionda dei film Disney come "Pollyanna" e "Il cowboy col velo da sposa", un chitarrista era in perfetto stile Carnaby Street 1964 e aveva la chitarra squadrata come Ian Curtis nel video di "Love Will Tear Us Apart" e la cantante aveva il vestitino anni 50 e gli occhiali da zitella americana. Anche se il loro 7" aveva una confezione interessante l'ho lasciato lì. Matteo di Disorder Drama mi ha detto che per avere Uni ha dovuto prendere anche gli altri; tra l'altro panico all'inizio quando si nota che manca il pedale della batteria e così Anna si precipita dalla sua compara musicale delle She Said What! (il primo EP è uscito su Marsiglia Records) per recupare l'arnese (la cui mancanza non si sarebbe avvertita molto). Ho rivisto con piacere Giulio, tornato alla base per poco da Roma, che mi ha accolto calorosamente dopo aver saputo le mie disgrazie. Venerdì sera il tempo incerto con inizio pioggia mi fa desistere dall'andare a Sestri per il Festival Delle Periferie, memore anche della bufera con mini tromba d'aria dell'anno scorso; così ho perso l'esibizione degli eSMEN dell'amico Fabrizio (tra gli organizzatori del Festival), ma ci saranno altre occasioni. Sabato invece non perdo l'occasione, anche perchè gli headliners sono i Klasse Kriminale che mi incuriosivano perchè li conoscevo poco. E il loro concerto mi è piaciuto molto, pieno di energia punk con anche una bella cover di "If The Kids Are United" degli Sham 69. Ho approfittato per fare acquisti, due cd, un 7" con copertina in stile 2Tone e due spille, la maglietta sarà per un'altra volta. Per l'occasione pure Diego aveva i capelli ritti in testa e ha pogato felice come un bambino. Non ho fatto foto, ma ad un certo punto è salito sul palco un fotografo quasi professionale che spero prima o poi mi farà vedere i risultati ;). Anche domenica al Festival senza avere un nome particolare da seguire, è che mi piace l'atmosfera tranquilla che si respira, come se fosse una riunione tra amici. Forse con un pò più di pubblicità sarebbe venuta più gente, tra l'altro la location della Villa Rossi merita una visita. Comunque, a parte gli Altera, gruppo di "rock" che definisco con un unico termine: tronfio, la sorpresa sono stati i Kramers, che avevo già perso in passato, e che mi hanno convinto con il loro dance-pop molto divertente, anche loro su Marsiglia Records, me lo procurerò. Lunedì riposo, dovuto anche alle fatiche in piscina e alla sgroppata della sera prima quando da Caricamento a casa mia l'ho dovuta fare a piedi, causa perdita del bus notturno per un semaforo rosso; così ho saltato gli Incognito al porto antico. Martedì invece porto antico sì per Eric Burdon; resto in attesa davanti alle transenne prima della cassa per i tre altri possibili partecipanti che però non si materializzano. Partono le prime note, che faccio? Pago ed entro? Alla fine la mia anima genovese, che di solito tengo a bada, riemerge, poichè da lì si sente benissimo e si intravede la testolina di Eric in fondo, quindi "aggratis" diventa la parola d'ordine. Il ragazzo è ancora in buona forma vocale, però il concerto non mi ha convinto più di tanto. Tecnicamente è stato tutto a posto, però...non so. Da quando sono nella mia fase mutante (da un paio d'anni, quindi prima di diventare DAVVERO mutante grazie alla protesi in titanio), sto riconsiderando le mie certezze e devo dire che ho preferito la semplicità di Uni, l'energia dei Klasse Kriminale e la vivacità dei Kramers. I classici ci sono stati tutti, da "Don't Let me Be Misunderstood" quasi reggae a "House Of The Rising Sun", da "We've Gotta Get Out Of This Place" che in lunga session comprende anche "Why Can't We Live Together" di Timmy Thomas, alla cover di "Paint It Black" che è stata ottima. Insomma, un concerto per cui sbaverebbero quelli del Buscadero. Ieri maneggi con il computer. Bon, è tutto.
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sabato 27 giugno 2009
Ho indagato...
...come promesso nel mio post "Un Passo Avanti" e devo dire che il nuovo album dei Madness è davvero bello! "The Liberty Of Norton Folgate" è un concept album dedicato a un quartiere di Londra ed è pieno di canzoni in pure stile Madness, con il loro pop virato sixties e tinte di reggae. Molte di queste canzoni farebbero un figurone come singoli e fa piacere constatare che si può invecchiare con stile e grazia e, come in questo disco, ritrovare un'ispirazione che sembrava perduta. Approfitto per riportare qui di seguito la recensione che l'amico Antonio Vivaldi ha scritto per il sito di Disco Club e che mi ha convinto ad investigare. Lo faccio anche per solidarietà in quanto pure Antonio in questo 2009 ha avuto il suo incidente personale, meno grave del mio, si è solo sfracellato la faccia cadendo in bicicletta (anche se ora i segni sono scomparsi):
I Madness? Quelli che trent’anni fa cantavano One Step Beyond (anche in italiano: “un passo avanteeee”)? Sì, loro. Quasi dimenticati dalle nostre parti, in Gran Bretagna i ‘nutty boys’ hanno continuato a fare dischi e a spedire singoli nelle patrie classifiche. L’ultimo paio di album non era gran cosa, mentre The Liberty Of Norton Folgate è, in tutto e per tutto, un capolavoro, una raccolta di canzoni caleidoscopiche e travolgenti, capaci di attingere alle antiche origini ska (Bingo, Forever Young – non quella di Dylan) e di creare, tra tastiere, fiati e orchestra, un pop ad ampio respiro in cui si fondono Ivor Novello, i Move, Ian Dury e il miglior Joe Jackson (Rainbows, Dust Devil, That Close, NW5). E quando, alla fine, arriva la title-track, la resa è totale: dieci minuti di canzone roboante ma per nulla pretenziosa (quasi un piccolo musical) con un testo che è un inno all’accoglienza e alla tolleranza (tema delicato questo, anche e soprattutto dalle nostre parti). Ciò detto, occorre ancora spiegare che The Liberty Of Norton Folgate è un album a tema dedicato a un quartiere di Londra che ebbe a lungo uno statuto semi-autonomo ospitando e inglobando nel corso del tempo diverse ondate migratorie, dagli ugonotti francesi ai pakistani. E se poi si aggiunge che l’interesse creato dal disco ha fatto sì che il quartiere non sia stato scempiato da un grattacielo di cinquanta piani, non resta che togliersi tanto di cappello (e occhiali scuri) di fronte ai Madness. (Antonio Vivaldi)
E ora musica! Dallo show di Jools Holland ecco "Forever Young", il cui ritornello vi si appiccicherà come colla:
Il singolo "Dust Devil"
La mia preferita attuale "Idiot Child" da un concerto di anteprima dell'anno scorso.
Un album perfetto per la vostra estate!
I Madness? Quelli che trent’anni fa cantavano One Step Beyond (anche in italiano: “un passo avanteeee”)? Sì, loro. Quasi dimenticati dalle nostre parti, in Gran Bretagna i ‘nutty boys’ hanno continuato a fare dischi e a spedire singoli nelle patrie classifiche. L’ultimo paio di album non era gran cosa, mentre The Liberty Of Norton Folgate è, in tutto e per tutto, un capolavoro, una raccolta di canzoni caleidoscopiche e travolgenti, capaci di attingere alle antiche origini ska (Bingo, Forever Young – non quella di Dylan) e di creare, tra tastiere, fiati e orchestra, un pop ad ampio respiro in cui si fondono Ivor Novello, i Move, Ian Dury e il miglior Joe Jackson (Rainbows, Dust Devil, That Close, NW5). E quando, alla fine, arriva la title-track, la resa è totale: dieci minuti di canzone roboante ma per nulla pretenziosa (quasi un piccolo musical) con un testo che è un inno all’accoglienza e alla tolleranza (tema delicato questo, anche e soprattutto dalle nostre parti). Ciò detto, occorre ancora spiegare che The Liberty Of Norton Folgate è un album a tema dedicato a un quartiere di Londra che ebbe a lungo uno statuto semi-autonomo ospitando e inglobando nel corso del tempo diverse ondate migratorie, dagli ugonotti francesi ai pakistani. E se poi si aggiunge che l’interesse creato dal disco ha fatto sì che il quartiere non sia stato scempiato da un grattacielo di cinquanta piani, non resta che togliersi tanto di cappello (e occhiali scuri) di fronte ai Madness. (Antonio Vivaldi)
E ora musica! Dallo show di Jools Holland ecco "Forever Young", il cui ritornello vi si appiccicherà come colla:
Il singolo "Dust Devil"
La mia preferita attuale "Idiot Child" da un concerto di anteprima dell'anno scorso.
Un album perfetto per la vostra estate!
domenica 21 giugno 2009
Jungle Music
Ho voluto dedicare un pò più di spazio ad un personaggio che, a livello di vendite non ha prodotto grandi risultati per la 2 Tone, ma a livello musicale e spirituale è stato molto importante: il trombonista Rico Rodriquez. Giamaicano di religione rasta (cosa che non è sempre automatica), era già una piccola leggenda quando incise un album per la Island "Man From Wareika" nel 1977, che ottenne un successo di culto. Rico aveva suonato negli anni d'oro dello ska e del bluebeat con i maggiori musicisti giamaicani e il suo trombone si può trovare nella versione originale di "A Message To You Rudy", quella di Dandy Livingstone. Gli Specials lo contattano quando incidono la loro versione e così Rico e il trombettista Dick Cuthell (quello coi baffoni rossi alla Grunf) aggiungono una nota particolare e caratterizzante al pezzo, nel rispetto della tradizione. Questa piccola sezione fiati diventerà poi parte integrante anche dei concerti degli Specials fino alla fine della storia. Rico incide due singoli, uno a base di covers che comprende "Sea Cruise" e "Carolina" (ripresa negli anni 90 anche da Shaggy, quello di "Mr. Bombastic") e l'altro con "Jungle Music", dove Rico canta pure, e "Rasta Call You". Nessuno di questi pezzi è compreso nei due album "That Man Is Forward" e "Jama". Soprattutto "Jungle Music" avrebbe meritato più fortuna, un brano molto divertente che alterna un tempo reggae con uno tropicale più veloce; contemporaneamente hanno avuto successo gruppi più inconsistenti come i Modern Romance e i Blue Rondo A La Turk con proposte simili.
Piuttosto interessante leggere la cronaca del tour americano degli Specials nel libro "Ska'd For Life" del bassista Horace Panter, dove il serafico Rico non si lascia abbattere da nessuna avversità, dai cambiamenti climatici tra Costa Est e Costa ovest, agli aerei persi, ai furgoni in avaria in mezzo alla campagna, fedele al suo motto "Rasta always find a way".
Ecco qui Rico in primo piano con gli Specials in "Sea Cruise"
E' stato chiesto all'epoca a Rico se non sentiva che i gruppi della 2 Tone stessero rubando lo ska ai musicisti neri, ma il buon Rico non era d'accordo perchè sentiva che lo spirito che li animava era di assoluto rispetto verso la tradizione giamaicana. Il movimento della 2 Tone è stato importante perchè ha dato la possibilità a molti musicisti originari di tornare in pista e ricevere un consenso, ma soprattutto soldi, che all'epoca non avevano avuto. Gli Skatalites, Prince Buster, Alton Ellis e tanti altri ne hanno beneficiato e ancora oggi molti di loro sono in giro a portare il verbo ska alle nuove generazioni. Un altro nome famoso, Laurel Aitken, alla stessa domanda posta a Rico, rispondeva che negli anni 70 i musicisti neri volevano suonare solo reggae, quindi quello che facevano gli Specials e gli altri era una cosa buona "E poi non c'è grande differenza tra reggae e ska, è solo un tempo diverso di batteria o del basso".
Prossima puntata (davvero stavolta!): Special Aka e conclusioni finali
Piuttosto interessante leggere la cronaca del tour americano degli Specials nel libro "Ska'd For Life" del bassista Horace Panter, dove il serafico Rico non si lascia abbattere da nessuna avversità, dai cambiamenti climatici tra Costa Est e Costa ovest, agli aerei persi, ai furgoni in avaria in mezzo alla campagna, fedele al suo motto "Rasta always find a way".
Ecco qui Rico in primo piano con gli Specials in "Sea Cruise"
E' stato chiesto all'epoca a Rico se non sentiva che i gruppi della 2 Tone stessero rubando lo ska ai musicisti neri, ma il buon Rico non era d'accordo perchè sentiva che lo spirito che li animava era di assoluto rispetto verso la tradizione giamaicana. Il movimento della 2 Tone è stato importante perchè ha dato la possibilità a molti musicisti originari di tornare in pista e ricevere un consenso, ma soprattutto soldi, che all'epoca non avevano avuto. Gli Skatalites, Prince Buster, Alton Ellis e tanti altri ne hanno beneficiato e ancora oggi molti di loro sono in giro a portare il verbo ska alle nuove generazioni. Un altro nome famoso, Laurel Aitken, alla stessa domanda posta a Rico, rispondeva che negli anni 70 i musicisti neri volevano suonare solo reggae, quindi quello che facevano gli Specials e gli altri era una cosa buona "E poi non c'è grande differenza tra reggae e ska, è solo un tempo diverso di batteria o del basso".
Prossima puntata (davvero stavolta!): Special Aka e conclusioni finali
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mercoledì 17 giugno 2009
Un passo avanti!
(Sono in ritardo con la consegna del pezzo, chissà cosa dirà il mio editore...)
Carrellata su quegli artisti che sono passati brevemente dalla 2 Tone e poi sono volati verso altri lidi, più altri nomi minori. Cominciamo con i Madness, il gruppo che anche qui in Italia ha sdoganato lo ska al grande pubblico. Provenienti dalla zona Nord di Londra erano già attivi col nome di North London Invaders da un paio di anni prima che Suggs, il cantante, incontrasse Jerry Dammers a un concerto della serie Rock Against Racism e fu sorpreso di trovare un gruppo di Coventry che suonava la loro stessa musica. Da cosa nasce cosa e dopo un ruolo da supporter per un concerto degli Specials, i Madness incidono un singolo per la 2 Tone che comprendeva sul lato a "The Prince", omaggio a Prince Buster, autore anche del pezzo "Madness" che dava il nome al gruppo e che fu incluso nella facciata b (entrambi i pezzi furono ri-registrati per l'album "One Step Beyond"). Il singolo ottiene un buon successo, dopodichè i Madness firmano per la Stiff, rimanendo in ottimi rapporti con gli Specials, vedi il famoso tour che li vedeva insieme anche ai Selecter. La carriera dei Madness ha avuto una durata più lunga, grazie alla loro capacità di affrancarsi da quello che loro stessi chiamavano "nutty sound" ed aggiungere la classica malinconia inglese alle loro canzoni. Diversi singoli accompagnati da simpatici video e un certo numero di album al loro attivo, scioglimenti, riunioni ecc. Pare che il loro nuovo album sia molto bello, indagherò.
Ecco il video di "The Prince" (tratto dal loro film/compilation "Take It Or Leave It"
E qui "One Step Beyond", di cui ricorderete anche la versione in italiano "Un passo avanti"
I Beat arrivavano invece da Birmingham. La storia è un pò simile agli altri. Concerti vari, tra cui una partecipazione al Roadshow di John Peel, che impazzisce per loro. Durante un concerto di supporto ai Selecter vengono notati da Jerry Dammers che offre loro di incidere un singolo per la 2 Tone. La scelta cade su una cover di Smokey Robinson & The Miracles "The Tears Of A Clown", mentre sul lato b uno dei loro migliori pezzi "Rankin' Full Stop"; il singolo esce a novembre e riesce ad arrivare nei Top Ten intorno a Natale. Anche qui si scatena la caccia delle etichette discografiche che hanno fiutato l'affare; scelgono l'Arista che permette loro di creare una loro etichetta, la Go-Feet, sullo stile 2 Tone. Anche il logo sarà molto riconoscibile, con la ragazza che balla, l'avrete vista in giro sicuramente, eccola:
In America il gruppo deve cambiare il nome in English Beat per evitare confusione con i Beat di Paul Collins (avevo toccato brevemente l'argomento a proposito dei Nerves). Dopo 3/4 album il gruppo si scioglie e si divide in due tronconi principali: il cantante Rankin' Roger e il chitarrista Dave Wakeling formano i General Public, che avranno buoni riscontri in America, mentre l'altro chitarrista Andy Cox e il bassista David Steele formano i Fine Young Cannibals col cantante Roland Gift, un gruppo che venderà molto, anche se ha inciso pochissimo.
Ecco il video di "Tears Of A Clown"
E il loro pezzo più conosciuto "Mirror In The Bathroom"
I Bad Manners in teoria non dovrebbero entrare in questa trattazione perchè non hanno mai inciso per la 2 Tone. O quasi. All'epoca furono contattati da Jerry Dammers, ma preferirono firmare con la Magnet che garantiva loro un congruo anticipo per le registrazioni. Provenienti da Londra, rappresentano l'anima più caciarona e spensierata del movimento ska, capitanati da quel simpatico ciccione di Buster Bloodvessel e la sua lingua lunga un chilometro. Ricorderete un'esibizione al Festival di Sanremo di Pippo Baudo dove Buster si calò i pantaloni per far vedere il sedere in Eurovisione! (su Youtube non c'è, ahimè).I Bad Manners, attivi ancora oggi, finirono comunque nel film "Dance Craze" e nel disco con la colonna sonora.
Eccoli qui con "Lip Up Fatty"
Le Bodysnatchers erano un gruppo tutto femminile che non ha avuto molta fortuna. Buttate un pò allo sbaraglio, dopo un solo concerto, come supporters ai Selecter, non hanno mai avuto il tempo di crescere e affinare il loro stile. I due singoli per la 2 Tone, "Let's Do Rocksteady" e "Easy Life", sono piacevoli, soprattutto il secondo. Cinque di loro troveranno un pò più di successo come Belle Stars, mentre la cantante Rhoda Dakar entrerà a far parte degli Special AKA (tornerò su di loro). Tratto sempre da "Dance Craze" ecco "Easy Life".
Gli Swinging Cats furono i primi a non entrare in classifica col loro singolo "Away". La loro natura erratica, con cambi di formazione infiniti nel giro di un anno o poco più, fece sì che questo fu anche l'unica cosa incisa a loro nome. Carino ma non fondamentale. Ecco il video.
Prossima puntata: Rico, The Special AKA e considerazioni finali
Carrellata su quegli artisti che sono passati brevemente dalla 2 Tone e poi sono volati verso altri lidi, più altri nomi minori. Cominciamo con i Madness, il gruppo che anche qui in Italia ha sdoganato lo ska al grande pubblico. Provenienti dalla zona Nord di Londra erano già attivi col nome di North London Invaders da un paio di anni prima che Suggs, il cantante, incontrasse Jerry Dammers a un concerto della serie Rock Against Racism e fu sorpreso di trovare un gruppo di Coventry che suonava la loro stessa musica. Da cosa nasce cosa e dopo un ruolo da supporter per un concerto degli Specials, i Madness incidono un singolo per la 2 Tone che comprendeva sul lato a "The Prince", omaggio a Prince Buster, autore anche del pezzo "Madness" che dava il nome al gruppo e che fu incluso nella facciata b (entrambi i pezzi furono ri-registrati per l'album "One Step Beyond"). Il singolo ottiene un buon successo, dopodichè i Madness firmano per la Stiff, rimanendo in ottimi rapporti con gli Specials, vedi il famoso tour che li vedeva insieme anche ai Selecter. La carriera dei Madness ha avuto una durata più lunga, grazie alla loro capacità di affrancarsi da quello che loro stessi chiamavano "nutty sound" ed aggiungere la classica malinconia inglese alle loro canzoni. Diversi singoli accompagnati da simpatici video e un certo numero di album al loro attivo, scioglimenti, riunioni ecc. Pare che il loro nuovo album sia molto bello, indagherò.
Ecco il video di "The Prince" (tratto dal loro film/compilation "Take It Or Leave It"
E qui "One Step Beyond", di cui ricorderete anche la versione in italiano "Un passo avanti"
I Beat arrivavano invece da Birmingham. La storia è un pò simile agli altri. Concerti vari, tra cui una partecipazione al Roadshow di John Peel, che impazzisce per loro. Durante un concerto di supporto ai Selecter vengono notati da Jerry Dammers che offre loro di incidere un singolo per la 2 Tone. La scelta cade su una cover di Smokey Robinson & The Miracles "The Tears Of A Clown", mentre sul lato b uno dei loro migliori pezzi "Rankin' Full Stop"; il singolo esce a novembre e riesce ad arrivare nei Top Ten intorno a Natale. Anche qui si scatena la caccia delle etichette discografiche che hanno fiutato l'affare; scelgono l'Arista che permette loro di creare una loro etichetta, la Go-Feet, sullo stile 2 Tone. Anche il logo sarà molto riconoscibile, con la ragazza che balla, l'avrete vista in giro sicuramente, eccola:

In America il gruppo deve cambiare il nome in English Beat per evitare confusione con i Beat di Paul Collins (avevo toccato brevemente l'argomento a proposito dei Nerves). Dopo 3/4 album il gruppo si scioglie e si divide in due tronconi principali: il cantante Rankin' Roger e il chitarrista Dave Wakeling formano i General Public, che avranno buoni riscontri in America, mentre l'altro chitarrista Andy Cox e il bassista David Steele formano i Fine Young Cannibals col cantante Roland Gift, un gruppo che venderà molto, anche se ha inciso pochissimo.
Ecco il video di "Tears Of A Clown"
E il loro pezzo più conosciuto "Mirror In The Bathroom"
I Bad Manners in teoria non dovrebbero entrare in questa trattazione perchè non hanno mai inciso per la 2 Tone. O quasi. All'epoca furono contattati da Jerry Dammers, ma preferirono firmare con la Magnet che garantiva loro un congruo anticipo per le registrazioni. Provenienti da Londra, rappresentano l'anima più caciarona e spensierata del movimento ska, capitanati da quel simpatico ciccione di Buster Bloodvessel e la sua lingua lunga un chilometro. Ricorderete un'esibizione al Festival di Sanremo di Pippo Baudo dove Buster si calò i pantaloni per far vedere il sedere in Eurovisione! (su Youtube non c'è, ahimè).I Bad Manners, attivi ancora oggi, finirono comunque nel film "Dance Craze" e nel disco con la colonna sonora.
Eccoli qui con "Lip Up Fatty"
Le Bodysnatchers erano un gruppo tutto femminile che non ha avuto molta fortuna. Buttate un pò allo sbaraglio, dopo un solo concerto, come supporters ai Selecter, non hanno mai avuto il tempo di crescere e affinare il loro stile. I due singoli per la 2 Tone, "Let's Do Rocksteady" e "Easy Life", sono piacevoli, soprattutto il secondo. Cinque di loro troveranno un pò più di successo come Belle Stars, mentre la cantante Rhoda Dakar entrerà a far parte degli Special AKA (tornerò su di loro). Tratto sempre da "Dance Craze" ecco "Easy Life".
Gli Swinging Cats furono i primi a non entrare in classifica col loro singolo "Away". La loro natura erratica, con cambi di formazione infiniti nel giro di un anno o poco più, fece sì che questo fu anche l'unica cosa incisa a loro nome. Carino ma non fondamentale. Ecco il video.
Prossima puntata: Rico, The Special AKA e considerazioni finali
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sabato 13 giugno 2009
Troppa pressione!

Ecco il mio gruppo preferito di tutto lo ska revival, i Selecter. Perchè? Forse per la presenza femminile di Pauline Black, nella cui voce ci sono tracce di soul, e penso ormai che si sia capito quanto sono sensibile alle voci femminili, che personalmente penso siano un valore aggiunto. Comunque. Struttura del gruppo simile agli Specials, sette componenti, due cantanti, due chitarre, un organo, un basso e batteria. Multirazziale anche la composizione, però qui abbiamo un solo bianco, il chitarrista e compositore Neol Davies, tre provenienti dalla Giamaica (il bassista Charley Anderson, il batterista Charley H Bembridge e il tastierista Desmond Brown), uno dall'isola caraibica di St. Kitts, il cantante Arthur Gaps Hendrickson e uno dal Ghana, l'altro chitarrista Compton Amanor. Sia Compton che Pauline sono figli di genitori misti, Pauline inoltre, oltre ad essere l'altra inglese del gruppo, fu adottata in tenera età da una coppia di mezz'età e visse in un quartiere di bianchi. Quasi tutti con genitori divorziati, tutti della classe operaia, gravitano a Coventry in diversi gruppi prima di unirsi insieme in una miscela esplosiva. Energici quanto gli Specials, forse un filo meno versatili sul piano musicale, non passano inosservati. Posso solo immaginare cosa sia stato il tour estivo della 2 Tone nel 1979 che vedeva insieme gli Specials, i Selecter e i Madness! Il tutto consacrato nella puntata di "Top Of The Pops" dell'8 novembre che vedeva tutti e tre a celebrare i loro successi in classifica. I tre singoli incisi per l'etichetta sono altrettanti colpi sotto la cintura: "On My Radio" (sul retro "Too Much Pressure", scusate se è poco!), "Three Minute Hero" e "Missing Words". L'album "Too Much Pressure" praticamente non ha un attimo di pausa e possiamo considerarlo come l'epitome della parola "ska". Nonostante la provenienza di cinque di loro dal gruppo di reggae tradizionale Hard Top 22, i ritmi vengono spinti più forte, la versione di "Too Much Pressure" è più pulsante di quella uscita su singolo. Anche qui, come per gli Specials, testi che parlano di problemi quotidiani, di vita nelle strade (la magnifica "Out In The Streets"), di tempi difficili (bastano i titoli "Time Hard", "Danger", "Murder"). Presenti anche covers o riarrangementi di vecchie canzoni del primo ska. Spendo anche alcune parole sulla copertina: quella del primo album degli Specials, a parte presentare l'uniforme visiva dello ska, aveva una grafica troppo anni 60 per risultare completamente nuova. Qui l'immagine è diversa: l'uomo, che potrebbe essere la personificazione del Walt Jabsco dell'etichetta, ha la testa appoggiata su un braccio, affranto, il cappello è volato per terra, ma non è del tutto rassegnato, basta vedere la mano stretta in un pugno di rabbia; aggiungiamo il logo del gruppo molto punk e la cornice a scacchi bianchi e neri e abbiamo un'immagine potentissima, davvero una bella copertina.

A sostegno del disco i Selecter partono per un tour che vede in cartellone anche le Bodysnatchers, appena entrate in etichetta e Holly and The Italians, scelti personalmente dal gruppo nonostante non fossero un gruppo ska; il che porta dei problemi perchè il pubblico non li accetta e dopo qualche data vengono rimpiazzati dagli Swinging Cats. Segue un tour americano che funziona bene, nonostante le differenze con la realtà inglese. La situazione 2 Tone però comincia a preoccupare i Selecter che vedono sempre più distanti i principi fondatori dell'etichetta, quella di lanciare nuovi talenti e seguirli senza che altre labels se li portino via, facendoli anche crescere. Nel primo anno le decisioni venivano prese dai due gruppi insieme, ma il fatto di perdere i contatti, vedi i tour americani non coincidenti, il successo più grande delle aspettative dell'affaire ska, con il conseguente arrivo sul mercato di un merchandising che non porta nessun soldo in tasca (sappiamo che quello della vendita di t-shirt e quant'altro è spesso fonte primaria di sostentamento per i gruppi non legati a majors), con in più l'aggravante del nome sbagliato "Selector" che crea confusione tra i fans. I Selecter tentano di convincere Jerry Dammers a chiudere l'etichetta mentre i gruppi sono ancora nel pieno successo, ma Jerry rifiuta. Nell'estate dell'80 i Selecter lasciano la 2 Tone per andare nelle braccia dirette della Chrysalis e fondano un'etichetta senza nome. Esce il singolo "The Whisper", non convincente del tutto, anche se sul retro ha una bella cover del classico "Train To Skaville". A settembre però Charley Anderson e Desmond Brown lasciano il gruppo e vengono rimpiazzati da James Mackie e Adam Williams. Viene registrato il secondo album, preceduto da una session per John Peel prima di Natale. Il singolo che lo intitola "Celebrate The Bullet" esce a febbraio dell'81, ma ha la sfortuna di coincidere temporalmente con il tentato omicidio di Ronald Reagan, per cui, con un titolo come "Festeggiate il proiettile", non riceve alcuna promozione radiofonica. Peccato perchè io trovo sia un pezzo fantastico, con una linea di basso incredibile e questo trombone quasi ghiacciato che dà un tocco dub al tutto. Il video viene girato al Colosseo nelle pause del tour italiano come supporters ai Talking Heads. L'album esce a marzo, ma non riceve grandi consensi tra il pubblico. Meno aggressivo del primo, mostra un atteggiamento più maturo e molta varietà di suoni al suo interno, anche la voce di Pauline ha molte sottigliezze in più. Tra le mie preferite "Deepwater", "Bombscare", "Washed Up And Left For Dead", "Cool Blue Lady", l'oscura "Their Dream Goes On" e la conclusiva "Bristol and Miami", che finisce in un coro spiritual.

La fine si avvicina quando Pauline lascia per la carriera solista (ricordo un simpatico singolo "Pirates On the Airwaves") e poco dopo il gruppo si scioglie definitivamente. Anche per loro, come per gli Specials, ci saranno riunioni più o meno complete nel corso degli anni, anche se una vera con la formazione classica ancora non c'è stata. In entrambi i casi io non li ho più seguiti, quindi non so se si nascondono delle gemme nelle produzioni successive, non mi va di sporcare il ricordo di quei pochi anni magici. E ora un pò di video.
"On My Radio"
"Missing Words"
"Too Much Pressure"
"Celebrate The Bullet"
Prossima puntata: Madness, The Beat e gli altri.
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