domenica 4 ottobre 2009

Una bella serata

PAUL COLLINS' BEAT "Don't Wait Up For Me"

Se ne è già parlato da queste parti, di Paul Collins, dei Nerves, dei Beat poi rinominati Paul Collins' Beat per non confonderli coi Beat inglesi ecc. Insomma, venerdì sono andato a Torino per vedere Paul Collins anche per mantenere una promessa...ma di questo ne parlo dopo. Arrivo su al 50% delle mie possibilità, sicuramente avevo un pò di febbre, ma non potevo certo rimanere chiuso in albergo. Il luogo è lo Spazio 211, piccolo locale ma molto carino e con un'atmosfera rilassata; inganno l'attesa facendo qualche foto ai graffiti sui muri del giardino. Ero stato qui 2 anni fa per il mio primo incontro coi palermitani Second Grace, ma questa è un'altra storia. Verso le 11 cominciano i supporters, i milanesi Radio Days, che hanno scelto di dedicarsi al powerpop. Scelta coraggiosa per un genere di nicchia, soprattutto in Italia, però se la cavano bene, nonostante qualche problemino tecnico, soprattutto il batterista e presentatore è una bella macchina da ritmo, eppure in origine era uno dei due chitarristi (vedi la versione ufficiale del video di "Don't Keep Me Waiting"). Eccoli qui in un'esibizione a Fidenza

Giusto il tempo di scendere dallo sgabello dove ero appollaiato e fare un giretto che appena prima di mezzanotte sale sul palco Paul Collins con questa nuova versione dei Beat. Si parte con "Hanging On The Telephone" e da lì praticamente non ci si ferma mai. Ok, la voce non è più quella di una volta e neanche il fisico, però la carica di energia e di puro spirito rock'n'roll resta presente fino alla fine. Avercelo lì a 10 centimetri e sentire l'energia sprigionata che mi contagiava, mi ha permesso di dimenticarmi della febbre e cominciare a saltare (più o meno) e cantare i coretti. Praticamente è stato proposto tutto il primo album dei Beat, da "Rock'n'Roll Girl" a "Workaday World" da "I Don't Fit In" a "Working Too Hard" già nel repertorio dei Nerves, da "Walking Out On Love" a "Look But Don't Touch" dove Paul fa salire sul palco due ragazze a ballare. Più "The Kids Are The Same" e canzoni più nuove in una girandola di emozioni continue. Per il primo bis un imbecille continuava ad urlare "When You Find Out"(dei Nerves) e Paul ha detto: "non so perchè ma me la chiedono tutte le sere" e ne ha fatto una versione solo chitarra e batteria molto bella. Naturalmente l'imbecille ero io ed ero molto felice ;)
E dopo il concerto spazio anche per qualche chiacchiera, oltre a procurarmi roba e autografi, e qui torno alla promessa iniziale. Infatti a gennaio avevo vinto su Ebay proprio da lui un vinile dei Nerves autografato, solo che poi a febbraio ho avuto l'incidente, quindi ho dovuto scrivergli dall'ospedale e non avendo il vocabolario sotto mano mi sono anche inventato un paio di termini, e lui era stato molto gentile e mi chiedeva cose sull'Italia che lui adora. E lì gli avevo promesso che se tornava dalle nostre parti sarei andato con o senza stampelle, e così è stato. Infatti si ricordava di me e mi ha chiesto come andava e così via. Ancora una volta ho avuto la dimostrazione che personaggi del genere che potrebbero anche fregarsene di te vista la loro carriera (anche se la sua non ha mai raggiunto il grande successo che meritava), sono persone semplici e per nulla montate. Infatti gli ho chiesto "ma cos'è che ti spinge ancora a fare queste cose" e lui "é l'amore per la musica, that's all". Belle positive vibrazioni, se vi capita a tiro non potete perderlo. Inoltre mi ha fatto piacere vedere tante facce giovani, segno che la musica "semplice" ha un linguaggio universale che tocca i cuori con poco, basta una batteria, due chitarre e un basso e dei ritornelli mozzafiato per essere felici.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

sta mattina ti ho pensato perchè ieri sera Paul Collins ha suonato a Domodossola nel pub che negli ultimi 5 anni anni è stato la mia seconda casa, l'Osteria Via Briona. Avevo in mente di scrivere un post a riguardo ma a dirla tutta fino a qualche mese fa non sapevo neanche chi fosse.. diciamo che non è materia di mia stretta conoscenza. comunque ieri sera si respirava un aria magica, c'era una carica incredibile e mi sono emozionato vedendo il mio socio Nolo (quello del Blog underthetangerinetree.blogspot.com), a un metro da Paul, che si asgiuga le lacrime dalla commozione. Solo allora mi sono reso conto della portata dell'evento per la sperduta Domodossola e dell'importanza del personaggio..

andrea sessarego ha detto...

Beh, anch'io l'ho (ri)scoperto da poco e devo dire che fatico a togliere il primo album dei Beat dal lettore mp3, è un disco fantastico, praticamente un greatest hits senza esserlo sul serio. Ma la cosa più bella è che Paul è una persona talmente normale che si diverte in quello che fa e lo trasmette a chi gli sta di fronte.

Arimondi ha detto...

Ragazzi, pensavo di essere l'unico a ricordare i Beat americani. Nei primi Anni Ottanta tutti parlavano solo di quelli inglesi che facevano ska ed io mi incazzavo perché questi erano dinamite pura.
Rock'n'roll felice all'ennesima potenza.
"Look - but don't touch - my pretty baaaaaaaaby....".
Vado su ITunes e me lo compro(se c'è).

andrea sessarego ha detto...

Compra e diffondi!

Arimondi ha detto...

A proposito di power pop, mi è capitato di ascoltare ieri i Big Star, ovvero il gruppo definito seminale per il genere. Cantante Alex Chilton (quello che negli anni precedenti cantava la stupefacente "The Letter" nei Box Tops), primo album del 1972 praticamente mai distribuito dalla Ardent (sottocasa della Stax) e poi diventato raro e quasi mitico negli anni successivi. Il primo album "n.1 Record" vale davvero la pena. Non solo "power pop", ma grandi ballad acustiche.

andrea sessarego ha detto...

eh, lo so, ho un amico che ha appena comprato il cofanetto dei Big Star e mi vuole convincere a prenderlo anch'io...

Emmanuel ha detto...

Felice che qualcuno ricordi ogni tanto i Big Star, finalmente! Ma Radio City secondo me è un pizzico superiore...