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lunedì 1 novembre 2010

Sonic Reducer!

E ci siamo finalmente! Questo post era già pronto in bozza da due anni, ora ne state leggendo una sua versione remix. Oggi è nato il sito di Sonic Reducer, lo trovate nei miei link sulla destra o comunque a questo indirizzo: www.sonicreducer.it/
In realtà esisteva fino a ieri una precedente versione del sito, che per problemi vari non è mai riuscita a decollare come era stato previsto; ora la situazione è decisamente migliorata e anche se per ora è in fase iniziale, già dai prossimi giorni si dovrebbero vedere tutti i miglioramenti. Il sito ha a che fare col punk in tutte le sue declinazioni e in tutte le forme, dal vinile al cd, posters, fanzines, libri e ogni altro tipo di memorabilia. E' anche un motore di ricerca, ci sarà una sezione dedicata all'arte con autoproduzioni, forse anche una web-radio e l'ambizione è di farlo diventare un punto di riferimento non solo per l'Italia. Al momento è attiva la discografia di tutti i prodotti italiani dal 1977 al 1993, e cominciano ad essere visibili foto di alcune copertine. L'idea nasce dall'incontro di Marco, Roberto e Fritz, appassionati e collezionisti di punk, che decidono di mettere insieme le loro esperienze per questa cosa che potrebbe diventare davvero grossa. Significa anche mettere a disposizione di tutti un patrimonio di reperti e di conoscenze che rientrano nello spirito più puro della condivisione sul web. E mi inorgoglisce che il tutto sia nato a Genova e Savona; la mostra dei Clash dell'anno scorso era stato il primo evento pubblico di Sonic Reducer (ci sarà una replica con nuove cose a febbraio prossimo), ma ce ne saranno altri. Il sito è aperto alle collaborazioni, chiunque ha a disposizione materiale, audio, video, manifesti e quant'altro può farsi vivo e comunque c'è l'intenzione di non fermarsi al passato ma di aprirsi al futuro, per cui chi ha da proporre cose nuove è ben accetto.
A me questo sito sarà utilissimo, perchè il punk l'ho sempre vissuto un pò da lontano, sia all'epoca della sua uscita che in seguito. Mi piaceva la sua idea di energia, di ridiscutere tutto quello che era venuto prima, mentre musicalmente, a parte pochi nomi, mi attirava meno, sono stato più coinvolto dal post-punk o new wave o come volete chiamare quello che è arrivato appena dopo l'esplosione del punk originario. Solo in tempi più recenti ho cominciato ad apprezzare di più anche la musica, sono arrivato alla conclusione che il "one-two-three-four" dei Ramones sia veramente l'essenza dell'urlo primario del rock'n'roll o come vogliamo chiamare quella musica che ci scuote dentro, che ci dà delle vibrazioni positive.
Diciamo che anch'io faccio parte del progetto, collaboro con qualche traduzione qua e là, ma il mio contributo è davvero minuscolo rispetto alla mole di lavoro che hanno fatto Marco, Roberto e Fritz, più il webmaster Vittorio (che ancora non conosco) e li ringrazio per la fiducia che mi hanno accordato. Per me è un piacere e un onore fare questa presentazione perchè se lo meritano e perchè mi auguro che il sito diventi davvero IL sito di riferimento. Long Live Sonic Reducer!

domenica 26 settembre 2010

Traduzioni tradite

Allora, due anni fa ho cominciato un lavoro di traduzione dall'inglese di un libro di culto. Eravamo in estate e si parlava io, il Doc e Fritz di questa serie di libri di Richard Allen con protagonista il giovane skinhead Joe Hawkins; Fritz, che all'epoca conoscevo poco, ci diceva che aveva questi libri da anni e ogni tanto tentava di mettersi lì col vocabolario per cercare di tradurli e poterli leggere, ma si fermava dopo poche pagine. E' stato il Doc a dire: "Sess, perchè non li traduci tu?" Io ho dato la mia classica risposta: "Mah, non so." Ma ci ho ripensato con calma di ritorno a casa e mi son detto: "Perchè no?" Era davvero una cosa che non avevo mai fatto tradurre un libro intero; i testi delle canzoni sì, è sicuramente più facile, anche se l'inglese è comunque infido, perchè con poche parole riescono ad esprimere quello che noi facciamo con il doppio delle parole. Così mi sono procurato i libri tramite Ebay, poichè sono degli anni '70 (hanno avuto una ristampa in volumi negli anni '90 ma sono abbastanza introvabili), poi mi sono visto con Fritz a casa sua e lì mi ha fatto vedere materiale utile e mi ha dato delle dritte. Così ho cominciato, mi sono procurato altro materiale, ho studiato e piano piano mi sono immerso nella traduzione. Il libro, diciamolo a scanso di equivoci, non è un capolavoro. Richard Allen era uno scrittore canadese, specializzato in pulp stories, che negli anni 70 fu reclutato dalla New English Library per scrivere quelli che ora possiamo chiamare "instant books" sui culti giovanili dell'epoca. Nel libro c'è tutto quanto poteva interessare a un teenager: violenza, sesso, parolacce. Pur non essendo lui uno skinhead (aveva già quarant'anni all'epoca), Allen è riuscito a creare un personaggio come Joe Hawkins che ha colpito l'immaginazione di molti ragazzi (c'è pure una canzone degli Oppressed che si chiama proprio "Joe Hawkins").
L'anno scorso è stato l'anno horribilis con l'incidente che, pur regalandomi del tempo libero mi ha un pò bloccato a livello mentale (non riuscivo ad uscire da quella cazzo di metropolitana, ormai quelle pagine me le sognavo di notte!), poi situazioni poco simpatiche in ufficio ecc. A gennaio di quest'anno sono arrivato a tradurre "THE END" e da lì ho cominciato il lavoro di revisione: avevo trovato un nuovo traduttore on-line (quello di Repubblica) molto buono e quindi tutte le prime trenta pagine le ho riviste alla luce di questo, ma soprattutto dovevo trovare una forma italiana che suonasse corretta, tra sinonimi e coniugazioni. All'inizio di luglio ho detto "BASTA!", ho consegnato una copia del lavoro alle 3 persone che sapevano, Fritz, il Doc e Paco, ad agosto un'altra al piccolo-ma-grande Roberto. Mercoledì scorso il libro è arrivato in libreria in traduzione ufficiale da parte della Shake. Incredulità, delusione, incazzatura, senso di inutilità. Hanno usato per la copertina la foto che era comparsa nelle ristampe in volumi e pensavo che ci fossero più episodi, invece no, è esattamente lo stesso libro che ho tradotto io. Ecco l'edizione italiana:

E la copertina originale del 1971:

Diciamolo, ci sono rimasto di merda. E' vero che con Fritz si era parlato di un'eventuale pubblicazione, ma col problema dei diritti d'autore sarebbe stata una cosa clandestina, il Doc aveva proposto ad esempio la pubblicazione a puntate su una fanzine. Adesso tutto questo non ha più importanza. Però. L'esperienza a me è servita per diversi motivi. Ho scoperto di avere molti limiti sia nell'inglese, e lo sapevo, che nell'italiano, ma anche questo lo sapevo. Non avevo detto in giro di questa cosa perchè non ero sicuro di arrivare in fondo e se non ero contento del risultato non se ne sarebbe fatto niente. Umanamente è stato un grande punto di svolta, perchè ho potuto conoscere meglio Fritz ed è nata una bellissima amicizia, per me fondamentale, e questo vale più di tutto l'oro del mondo. Ho potuto conoscere un pò l'ambiente, almeno la parte "sana", mi piace lo stile, la musica (il cosiddetto "skinhead reggae") e ho conosciuto altre persone fantastiche come Paco & Daniela. E dopo avere letto la versione ufficiale, posso dire che, anche se il mio è stato un lavoro artigianale e senza aiuti esterni, il mio risultato finale è molto vicino a quello stampato. Sono stato bravo insomma e pazienza se non passerò alla storia come primo traduttore del libro. E la Gloria? E' solo una vecchia canzone di Umberto Tozzi. ;-)

venerdì 22 gennaio 2010

NEVER STOP!

JOE GIBBS AND THE DESTROYERS "Franco Nero"

Dedicato agli altri tre cavalieri!

mercoledì 14 ottobre 2009

L'amico Fritz



Ecco l'uomo a cui dobbiamo la tre giorni dedicata ai Clash. La mostra era finita da poco, ma l'adrenalina ancora scorreva impetuosa nelle sue vene. GRRRRRRRR!!!

domenica 11 ottobre 2009

Appunti sparsi

A margine della mostra sui Clash al Porto Antico. Da spettatore presente alle 3 giornate posso dire di essermi divertito moltissimo. L'esposizione di memorabilia, dai posters alle spille, dai dischi alle fanzine, era molto ricca e piena di cose interessanti (e non c'è stato tutto, c'erano ancora 3/4 casse di roba che sono rimaste inutilizzate), ma questo me l'aspettavo dal buon Fritz. Riguardando le bacheche oggi con calma, ho visto cose che il primo giorno mi erano sfuggite, tra cui una traduzione che avevo curato per il sito di Sonic Reducer, ma soprattutto vedere il volantino a cui faceva riferimento la traduzione, quello di una marcia e di un concerto organizzato dall'Anti-Nazi League, è stato emozionante. Si può pensare che il collezionare tutte queste sia una mania, una malattia; è vero che spesso è per il puro piacere personale di possedere, ma so che quello che anima Fritz è anche il condividere tanta passione con più gente possibile e una mostra come questa è l'occasione giusta. Lo stesso Luca Frazzi, intervenuto oggi per parlare del suo libro per l'Arcana "I wanna riot", si è stupito di vedere alcune cose che si ricordava dall'epoca e altre di cui aveva solo sentito parlare. E parlando di Luca, parliamo anche delle iniziative collaterali contenute nella mostra. Venerdì il concerto acustico di Franco Zaio: sarò di parte, anche se ho cercato di far finta di non "conoscerlo", ma ancora una volta è riuscito a sorprendermi. La rilettura di tante canzoni dei Clash, anche qualcuna che non conoscevo, in chiave così scarna è stata emozionante (scusate se uso sempre le stesse parole, ma non trovavo un aggettivo diverso) e appagante, tra l'altro piuttosto corposa e con anche un bis, una "Guns Of Brixton" ripetuta, a cui abbiamo fatto pure qualche coretto. Franco ora vuole pure realizzare un bootleg di queste covers, mi sembra un'idea giusta, forse in ottica punk sarebbe meglio l'esperienza unica di "chi c'era c'era", però anche qui, perchè non condividere con altri? Sabato sala gremita durante l'esibizione dei Black Market, cover band di Genova che se l'è cavata molto bene col repertorio di Joe Strummer e soci, con anche un'ospitata di Marco Balestrino dei Klasse Kriminale negli ultimi due pezzi. Peccato solo per l'audio che copriva un pò le voci. Piccolo aneddoto che ho saputo stasera dalla Wendy: a un certo punto è entrato un tizio che avvicinandosi al bancone ha chiesto: "Ma sono i Clash? MINCHIA!" (detto con forte accento siciliano) e lei ha avuto un pò di difficoltà a spiegargli che non erano proprio QUEI Clash, ma un gruppo che suonava le loro canzoni. Oggi, come già detto, spazio a Luca Frazzi, che ha spiegato come è arrivato alla stesura di questo libro che analizza i testi dei Clash cercando di contestualizzare anche il rapporto dei Clash con l'Italia, di come li abbiamo vissuti dalle nostre parti, in modo da spogliarli dall'icona di "band politica", come sono/erano etichettati molto superficialmente. Diciamo solo che mi ha fatto venire voglia di leggere il libro, e questo mi sembra già un buon risultato.
Sono stato molto felice di aver potuto conoscere un mio contatto di Facebook, la mitica Dora che è venuta apposta da Varese con marito e figlia per questa mostra; le è molto piaciuto il concerto di Franco, e quindi ho approfittato per darle una copia del Cmpst con la sua intervista e anche il cd "Last Blues" (poi io me lo riaccatterò).
In conclusione sono stati per me 3 giorni bellissimi, carichi di emozioni, e passati troppo in fretta, ma questo è spesso il destino delle cose belle. Sarebbe stato meglio se fosse durata una settimana, ma mi accontento e faccio tesoro di queste ore. Non ho partecipato all'organizzazione della mostra, ma nel mio piccolo ho cercato di fare pubblicità qui, su MySpace e su Facebook; in più ho attaccato 3 manifesti nella notte torinese del concerto di Paul Collins e ho dato in giro a Genova un paio di locandine e qualche piccolo volantino autoprodotto. Ho dato una piccola mano in fase di chiusura della mostra e non vedo l'ora che ci sia di nuovo qualcosa del genere, anche per una questione di orgoglio cittadino, sarebbe bello se per una volta Genova diventasse capitale della musica con mostre di questa fattura. Il solo pensiero che domani devo tornare al lavoro e riprendere la vita "normale" mi fa stare male, ma faccio tesoro dei bei momenti che ho vissuto in quella sala. Grazie Fritz, grazie Wendy, grazie Roberto e Marco di Sonic Reducer, grazie a Zaio, ai Black Market, a Luca Frazzi, a Paolucci della Biblioteca De Amicis, a Dora e la sua famiglia, e a tutte le persone che hanno partecipato, conosciute e sconosciute, compreso l'ultimo arrivato che ha fotografato la mostra mentre veniva già sbaraccata.
E mettiamo anche un video dei Clash, và!
THE CLASH "White Riot" (live)

E un altro
THE CLASH "Career Opportunities" (live)

OK, ancora uno

The Clash - Bankrobber

Travis™ | Video MySpace

mercoledì 23 settembre 2009

Prossimamente a Zena

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Allora, come potete leggere qui sopra, nel weekend del 9/10/11 ottobre a Genova ci sarà una mostra dedicata ai Clash, in occasione del trentennale di "London Calling". Ci saranno dischi, posters, riviste e memorabilia varie tratte dagli archivi di Fabrizio "Fritz" Barile. In più ci saranno due concerti: il venerdì Franco Zaio proporrà covers dei Clash in versione acustica, solo voce e chitarra; la cosa mi incuriosisce molto perchè non ho mai sentito una cosa del genere per i Clash e poi Franco ha sempre qualche sorpresa pronta, chissà se mi farà qualcuna delle mie preferite? Sabato invece una cover band vera, i Black Market; normalmente non sono molto d'accordo sulle cover band o tribute band, riconosco le capacità tecniche, ma non mi convincono del tutto. Cercherò di ascoltare senza prevenzione alcuna e vediamo se scatta qualcosa. Domenica niente musica, ma Luca Frazzi che presenterà il suo ultimo libro sui Clash, si parlerà di loro ma non solo, dovrebbe andare a ruota libera su qualunque cosa gli passi per la testa, insomma ci sarà da divertirsi. Ammetto di non essere mai stato un grande fan dei Clash, mi piacevano, ma non mi hanno mai preso il cuore totalmente. Riconosco la loro importanza nel panorama rock e il film su Joe Strummer mi è piaciuto un casino e anche commosso. L'appuntamento infine mi sembra da non perdere, per cui tutti/e a Genova! Zona Porto Antico, Magazzini del Cotone, 2° piano, negli spazi della Biblioteca De Amicis. Se non potete venire a Genova, no problem, perchè la mostra è strutturata per essere itinerante, per cui potrebbe in futuro capitare sotto casa vostra. Non è il solo avvenimento che si svolgerà prossimamente in questi spazi, grazie al deus ex machina Mauro Paolucci (il suo blog è qui): questo weekend (25/26/27 settembre) l'appuntamento più coraggioso, organizzato dai ragazzi di Disorder Drama. Trattasi di "Un pop-meriggio disordinato", in cui saranno protagonisti i bambini e la musica, con attività varie, tra cui assemblamento di strumenti, preparazione di un piccolo concerto di strumenti giocattolo e theremin, e concerti acustici di Karmatest, Kramers, Musica da Cucina e lo scatenato Rocktone Rebel, che userà un Commodore 64 e un Gameboy, più immagino tutte le sue varie scatoline elettroniche. Vi propongo il manifesto anche di questo perchè è troppo simpatico:
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Il successivo weekend, prima di quella dei Clash, mostra dedicata ai Beatles per i quarant'anni di "Abbey Road", con anche qui dischi, posters e quant'altro dall'archivio del collezionista Luciano La Bollita; da quello che ho letto, le attività collaterali mi sembrano più scarne, per cui di questo il poster è piccino (nonostante io sia fan dei Beatles):
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A proposito, i manifesti sono stati elaborati da Luca Malagò.
Concludo tornando all'inizio per dire che sono contento che ci sia questa occasione per riunire due persone che stimo molto, Franco e Fritz, anche se la mia conoscenza è piuttosto recente. Mi piace l'idea di due persone che, pur avendo già fatto un sacco di cose, chi facendo musica (Franco, vedi Cmpst n° 8), chi intorno alla musica (Fritz, vedi Cmpst n° 4), abbiano ancora voglia di fare altre cose e questo è un grandissimo sprone per chi, come me, è più pigro e insicuro. Per cui mi sento fortunato e soprattutto onorato di averli come amici.

P.S. scusate, la formattazione del blog e il programma che uso per caricare le immagini tagliano un parte laterale dei due manifestoni, ma ci tenevo che si vedessero più in grande...

giovedì 23 luglio 2009

Il post frivolo

Eccomi ritornato col pc funzionante, ma. Nel senso che ieri, appena ritirato, non riuscivo a collegarmi ad internet, ma era un problema di Tiscali. Ho perso tutte le mail da aprile ad ieri, e mi dispiace soprattutto per la corrispondenza con persone a me care, come l'amico Fritz; ho salvato le cose importanti del sito S.R. ma le cose più personali no, peccato, sono piccoli pezzi di vita che scompaiono. E attualmente il pc non mi riconosce più le chiavette usb...Comunque, cosa ho fatto nei giorni in cui non avevo il pezzo di plastica senza cui non possiamo più vivere? Ho approfittato delle diverse offerte musicali che c'erano in giro, stranamente abbondanti. Genova come Londra? Quello rimane un sogno, nonostante la mia città segua uno stile british classico da sempre. Giovedì sera puntata al Banano Tsunami al porto antico. E' una specie di chiatta sul mare con bar, tavoli e sedie che diventa luogo per concerti (ad esempio la rassegna acustica "Lorca" curata dai ragazzi di Metrodora) e con quelle lucine bianche accese ricorda il porticciolo di "Dawson's Creek". Ero lì per sentire Uni And Her Ukelele, cantante di San Francisco che suona appunto un ukelele. Lei è uno scricciolo biondo con occhi azzurri e una bella voce e ha dimostrato come possa bastare un semplice strumento e la giusta attitudine per portare a casa un bel risultato, complimenti. Prima di lei, gli svedesi A Smile And A Ribbon, tre ragazze e tre ragazzi che definirei come insopportabilmente carini. Prendendo come paragone i Belle And Sebastian, immaginate degli arrangiamenti ancora più leziosi e meno fantasiosi, delle vocine svenevoli che al confronto Isobel Campbell sembra Janis Joplin. La tastierista sembrava Haley Mills, la ragazzina bionda dei film Disney come "Pollyanna" e "Il cowboy col velo da sposa", un chitarrista era in perfetto stile Carnaby Street 1964 e aveva la chitarra squadrata come Ian Curtis nel video di "Love Will Tear Us Apart" e la cantante aveva il vestitino anni 50 e gli occhiali da zitella americana. Anche se il loro 7" aveva una confezione interessante l'ho lasciato lì. Matteo di Disorder Drama mi ha detto che per avere Uni ha dovuto prendere anche gli altri; tra l'altro panico all'inizio quando si nota che manca il pedale della batteria e così Anna si precipita dalla sua compara musicale delle She Said What! (il primo EP è uscito su Marsiglia Records) per recupare l'arnese (la cui mancanza non si sarebbe avvertita molto). Ho rivisto con piacere Giulio, tornato alla base per poco da Roma, che mi ha accolto calorosamente dopo aver saputo le mie disgrazie. Venerdì sera il tempo incerto con inizio pioggia mi fa desistere dall'andare a Sestri per il Festival Delle Periferie, memore anche della bufera con mini tromba d'aria dell'anno scorso; così ho perso l'esibizione degli eSMEN dell'amico Fabrizio (tra gli organizzatori del Festival), ma ci saranno altre occasioni. Sabato invece non perdo l'occasione, anche perchè gli headliners sono i Klasse Kriminale che mi incuriosivano perchè li conoscevo poco. E il loro concerto mi è piaciuto molto, pieno di energia punk con anche una bella cover di "If The Kids Are United" degli Sham 69. Ho approfittato per fare acquisti, due cd, un 7" con copertina in stile 2Tone e due spille, la maglietta sarà per un'altra volta. Per l'occasione pure Diego aveva i capelli ritti in testa e ha pogato felice come un bambino. Non ho fatto foto, ma ad un certo punto è salito sul palco un fotografo quasi professionale che spero prima o poi mi farà vedere i risultati ;). Anche domenica al Festival senza avere un nome particolare da seguire, è che mi piace l'atmosfera tranquilla che si respira, come se fosse una riunione tra amici. Forse con un pò più di pubblicità sarebbe venuta più gente, tra l'altro la location della Villa Rossi merita una visita. Comunque, a parte gli Altera, gruppo di "rock" che definisco con un unico termine: tronfio, la sorpresa sono stati i Kramers, che avevo già perso in passato, e che mi hanno convinto con il loro dance-pop molto divertente, anche loro su Marsiglia Records, me lo procurerò. Lunedì riposo, dovuto anche alle fatiche in piscina e alla sgroppata della sera prima quando da Caricamento a casa mia l'ho dovuta fare a piedi, causa perdita del bus notturno per un semaforo rosso; così ho saltato gli Incognito al porto antico. Martedì invece porto antico sì per Eric Burdon; resto in attesa davanti alle transenne prima della cassa per i tre altri possibili partecipanti che però non si materializzano. Partono le prime note, che faccio? Pago ed entro? Alla fine la mia anima genovese, che di solito tengo a bada, riemerge, poichè da lì si sente benissimo e si intravede la testolina di Eric in fondo, quindi "aggratis" diventa la parola d'ordine. Il ragazzo è ancora in buona forma vocale, però il concerto non mi ha convinto più di tanto. Tecnicamente è stato tutto a posto, però...non so. Da quando sono nella mia fase mutante (da un paio d'anni, quindi prima di diventare DAVVERO mutante grazie alla protesi in titanio), sto riconsiderando le mie certezze e devo dire che ho preferito la semplicità di Uni, l'energia dei Klasse Kriminale e la vivacità dei Kramers. I classici ci sono stati tutti, da "Don't Let me Be Misunderstood" quasi reggae a "House Of The Rising Sun", da "We've Gotta Get Out Of This Place" che in lunga session comprende anche "Why Can't We Live Together" di Timmy Thomas, alla cover di "Paint It Black" che è stata ottima. Insomma, un concerto per cui sbaverebbero quelli del Buscadero. Ieri maneggi con il computer. Bon, è tutto.

venerdì 17 aprile 2009

Ci vediamo sabato!

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Dove ci vediamo? In Via San Vincenzo 20 R da Disco Club per il Record Store Day, manifestazione che si svolge in contemporanea in tutto il pianeta a difesa dei negozi di dischi indipendenti dalle grandi catene commerciali. Il programma dettagliato potete leggerlo sul sito: www.discoclub65.it o cliccando sul mio link che trovate sulla destra. Ci saranno esibizioni dal vivo, un Dj set curato da Marco Sideri e Giovanni Besio, la presentazione del n° 10 della fanzine Compost e altre cose organizzate da Disorder Drama (link sempre sulla destra). Ci sarà anche una mostra fotografica di Fabrizio Barile, conosciuto da molti come Fritz, che sarà composta da foto inedite non comprese nel suo libro "Generazione Fuori Controllo - Punk+Skin=T.N.T.". Facendo un parallelo con l'ambiente musicale è come se fosse un intero album di out-takes. Occasione unica, anche perchè non sappiamo se e quando queste foto avranno una pubblicazione futura. La foto che vedete qui sopra (che ho dovuto ridurre per farcela stare) sarà visibile in mostra. Un grande grazie a Fritz che me l'ha gentilmente passata. Non mancate sabato, sosteniamo i piccoli negozi finchè ancora ci sono, perchè sono luoghi dove passa la cultura, con la c maiuscola o minuscola, decidete voi. Per i non liguri, informatevi su dove potete trovare il negozio più vicino a voi e fateci un salto sabato. O volete ridurvi a comprare i cd all'autogrill?

mercoledì 10 dicembre 2008

Ore su ore su ore su ore su ore...

DAFT BODIES "Harder, Better, Faster, Stronger"

Rubo il titolo a un recente post dell'amico Wilson Il Cicciosauro per proporre questo video. Geniale. Semplicemente. Due ragazze prendono un pezzo dei Daft Punk e ne fanno una coreografia personale. Come? Scomponendo il testo e scrivendolo sui corpi, muovendo gli arti a tempo di musica e parole, il tutto con un'attitudine DIY (Do It Yourself) che dovrebbe piacere anche al buon Fritz. Un unico piano sequenza che ci mette un pò a partire(consiglio la visione a schermo intero), ma dal minuto 1'33" quando il ritmo delle parole aumenta, si dispiega tutta la geniale semplicità dell'idea. Ci sono poi in rete anche una versione maschile (ma i due fanno un pò i fighetti) e una fatta con le mani che è ancora più pazzesca, ma questa è l'originale.
Però la genialità parte anche dalla canzone: infatti i due Daft Punk costruiscono un testo usando un ristretto numero di parole per poi combinarle in frasi diverse, per cui da un "Work it harder...makes us stronger (lavorando più duro...ci rende più forti) si arriva a un inquietante "More than ever/hour after hour/work is never over" (Più che mai/ora dopo ora/il lavoro non è mai finito). Semplice. Genialmente.