BILLY MACKENZIE "Wild Is The Wind" (live on tv)
Un post a ruota libera, senza andare a cercare dati certi, ma basandomi sulla memoria e quindi imperfetto. Billy Mackenzie, un personaggio di culto che avrebbe meritato di più in ogni senso, anche dalla vita. In duo con Alan Rankine forma gli Associates sul finire dei '70. Un primo album nell'80 "The Affectionate Punch", che ottiene un buon riscontro dalla critica, poi una serie di singoli per tutto l'81 che vengono ricompilati in "Fourth Drawer Down" e dove la formula electropop un pò oscuro + la voce bowiana e sopra le righe di Billy, prende una forma più precisa rispetto al primo disco. Nel 1982 il botto: preceduto dal singolo "Party Fears Two" che vende bene, esce "Sulk", che pur nella marea di dui electropop presenti sul mercato (Soft Cell, Yazoo, Blancmange, Eyeless In Gaza, Vicious Pink Phenomena ecc.) trova il suo spazio. Un suono molto denso e un pò compresso avvolge tutto il disco, che dopo un frizzante strumentale "Arrogance Gave Him Up" si frastaglia tra una drammatica "No", una sghemba "Bapdelabap", una cover di "Gloomy Sunday" canzone maledetta degli anni 30 che spinse diverse persone al suicidio per la sua tristezza e ripresa nel tempo da più persone (Billie Holliday, tanto per fare un nome), ma che è forse il momento più pop di tutto il disco; poi la follia di "Nude Spoons", la perfezione di "Skipping" (avrebbe potuto essere un singolo), la discreta "It's Better This Way", i due singoli "Party Fears Two" e "Club Country" (altro buon successo in classifica) e per finire un altro strumentale, dimenticabile e dal titolo lunghissimo. Stavolta la formazione si allarga fino a creare un vero e proprio gruppo che comprende anche Michael Dempsey al basso, appena uscito dai Cure, e Martha Ladly, voce e tastiere, proveniente da Martha & The Muffins. Giova dire che nonostante la confezione (quasi) pop dei brani, i testi di Billy sono piuttosto strani e non ovvi; certo che la frase "The alcohol loves you while turning you blue" (L'alcool ti ama mentre ti rende triste) da "Party Fears Two" è decisamente autobiografica e ciò comporterà i primi problemi di stabilità. Infatti, dopo un altro singolo con una cover di "Love Hangover" di Diana Ross e la ripubblicazione di "The Affectionate Punch" con diverso mixaggio e copertina nuova per sfruttare il buon successo di vendite, Billy e Alan si separano. Alan Rankine comincerà una carriera solista soprattutto nel campo delle colonne sonore, mentre Billy si tiene il nome Associates e registra un nuovo disco. Ma la sfortuna comincia a presentare il conto: il disco è già finito e comprende anche un prezioso duetto con Annie Lennox, ma un incendio nello studio di registrazione distrugge i nastri. Billy non si perde d'animo (è pur sempre un tosto scozzese) e decide di ri-registrare il disco senza cambiare una virgola; non è però possibile replicare il duetto con Annie e quindi sarà la corista Eddi Reader, futura cantante dei Fairground Attraction, a cantare in "The Best Of You". L'album è un pò come il suo titolo, "Perhaps"(Forse), a metà strada fra canzoni più tradizionali come "Those First Impressions" e "Waiting For The Loveboat" e stranezze come "Schampout" e "Helicopter Helicopter". Un'unica grande canzone, la ballata "Breakfast", che però non raccoglie posizioni in classifica. A poco a poco l'interesse per gli Associates scema, Billy collabora con la B.E.F. nei due volumi di "Music of Quality And Distinction" e con gli Yello; riceve anche un omaggio dagli Smiths, in quanto il William di "William It Was Really Nothing" era lui. Cerca di proseguire una carriera solista, ma i problemi di alcool gli impediscono di seguire una linea certa. Negli anni 90 si trova a collaborare con Paul Haig, altro scozzese ex dei Josef K, ma nel 1997 dopo aver concluso le registrazioni dell'album "Beyond The Sun" Billy viene trovato morto in casa della madre per overdose di antidepressivi. Un'annata disgraziata che vede anche la strana e assurda morte di Jeff Buckley. Billy, come Jeff, e come anche Adrian Borland dei Sound, era un personaggio dotato di una sensibilità spiccata che probabilmente cozzava contro un mondo, non solo quello musicale, spesso spietato e con meccanismi stritolanti per chi non ha i mezzi giusti per difendersi. Mi piace ricordare il suo sorriso luminoso che faceva stringere i suoi occhi neri e naturalmente la sua voce che, come nel video sopra, riusciva anche a battere quella del maestro Bowie sul suo stesso campo, dato che "Wild Is The Wind", canzone tratta dalla colonna sonora del film omonimo (credo degli anni '50) era stata incisa anche da David. Concludo con la canzone che chiudeva "Beyond The Sun", uscito postumo, e ultima canzone incisa da Billy. Vi chiedo se possibile di ascoltarla in cuffia e a luci soffuse, prendendo il tempo necessario. E capirete il titolo di questo post.
BILLIE MACKENZIE "Nocturne VII"
We're lost in music/ Caught in a trap/ No turning back/ We're lost in music (Sister Sledge 1979)
martedì 27 ottobre 2009
Perchè te ne sei andato?
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domenica 25 ottobre 2009
venerdì 23 ottobre 2009
Tre + Tre
FUN BOY THREE with BANANARAMA "T'Aint What You Do (It's The Way That You Do It)
BANANARAMA with FUN BOY THREE "He Was Really Sayin' Somethin'"
Capita che ti ritorni un motivetto in testa senza alcuna ragione plausibile...almeno a me succede spesso. E così in qualche modo torno a parlare di ska, anche se qui siamo dopo, a quando Terry Hall, Lynval Golding e Neville Staples lasciano gli Specials e diventano i Fun Boy Three. Dopo un primo singolo "The Lunatics Have Taken Over The Asylum" ("I pazzi hanno preso il controllo del manicomio" amorevolmente dedicato a Reagan e Thatcher), Terry vede su una rivista una foto delle Bananarama e questo basta a convincerlo che siano molto brave a cantare (!); le ragazze accettano molto facilmente di duettare e nascono così "T'Aint What You Do..." (una cover che arriva dagli anni '30) che finisce sul disco dei boys e "He Was Really...(cover di un pezzo Motown anni '60 delle Velvelettes) che finisce su quello delle girls (anche loro avevano alle spalle un singolo "Aie M'Wana"). Penso che il primo album dei Fun Boy Three sia uno dei dischi più strani che ho. Ok, è un disco pop, niente di estremo o radicale, ma è il suono che ancora adesso risulta "strano". Sarebbe un disco quasi tutto elettronico, ma non lo sembra, ci sono queste percussioni un pò tribali e vai a capire quali sono vere e quali no. Tutto il disco ha un andamento ondeggiante, ma c'è un motivo, in quanto i pezzi venivano composti durante il tragitto in treno Coventry/Londra e l'idea del movimento sussultorio risuona tra i solchi. Esce un altro singolo dall'album "The Telephone Always Rings", poi una versione del classicissimo "Summertime" che nel loro trattamento sembra molto distante dall'originale, ma secondo me ha invece degli accenti gospel nei cori che tornano alle origini del pezzo (il musical "Porgy and Bess" con protagonisti di colore) e l'arrangiamento con violini e fiati molto discreti è fantastico. Dopo si occuperà di loro David Byrne che produrrà il secondo disco, ma a parte un paio di pezzi, tra cui la loro versione di "Our Lips Are Sealed" delle Go-Go's (canzone in realtà scritta in tandem da Terry Hall e Jane Wiedlin) non c'è molto da ricordare, tanto è vero che dopo il tour in cui avevano un gruppo di musiciste donne (le Fun Girl Six?) i tre si separano. Intanto torno a fischiettare quei motivetti...
BANANARAMA with FUN BOY THREE "He Was Really Sayin' Somethin'"
Capita che ti ritorni un motivetto in testa senza alcuna ragione plausibile...almeno a me succede spesso. E così in qualche modo torno a parlare di ska, anche se qui siamo dopo, a quando Terry Hall, Lynval Golding e Neville Staples lasciano gli Specials e diventano i Fun Boy Three. Dopo un primo singolo "The Lunatics Have Taken Over The Asylum" ("I pazzi hanno preso il controllo del manicomio" amorevolmente dedicato a Reagan e Thatcher), Terry vede su una rivista una foto delle Bananarama e questo basta a convincerlo che siano molto brave a cantare (!); le ragazze accettano molto facilmente di duettare e nascono così "T'Aint What You Do..." (una cover che arriva dagli anni '30) che finisce sul disco dei boys e "He Was Really...(cover di un pezzo Motown anni '60 delle Velvelettes) che finisce su quello delle girls (anche loro avevano alle spalle un singolo "Aie M'Wana"). Penso che il primo album dei Fun Boy Three sia uno dei dischi più strani che ho. Ok, è un disco pop, niente di estremo o radicale, ma è il suono che ancora adesso risulta "strano". Sarebbe un disco quasi tutto elettronico, ma non lo sembra, ci sono queste percussioni un pò tribali e vai a capire quali sono vere e quali no. Tutto il disco ha un andamento ondeggiante, ma c'è un motivo, in quanto i pezzi venivano composti durante il tragitto in treno Coventry/Londra e l'idea del movimento sussultorio risuona tra i solchi. Esce un altro singolo dall'album "The Telephone Always Rings", poi una versione del classicissimo "Summertime" che nel loro trattamento sembra molto distante dall'originale, ma secondo me ha invece degli accenti gospel nei cori che tornano alle origini del pezzo (il musical "Porgy and Bess" con protagonisti di colore) e l'arrangiamento con violini e fiati molto discreti è fantastico. Dopo si occuperà di loro David Byrne che produrrà il secondo disco, ma a parte un paio di pezzi, tra cui la loro versione di "Our Lips Are Sealed" delle Go-Go's (canzone in realtà scritta in tandem da Terry Hall e Jane Wiedlin) non c'è molto da ricordare, tanto è vero che dopo il tour in cui avevano un gruppo di musiciste donne (le Fun Girl Six?) i tre si separano. Intanto torno a fischiettare quei motivetti...
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martedì 20 ottobre 2009
Sempre valido e reciproco
domenica 18 ottobre 2009
giovedì 15 ottobre 2009
mercoledì 14 ottobre 2009
L'amico Fritz
Ecco l'uomo a cui dobbiamo la tre giorni dedicata ai Clash. La mostra era finita da poco, ma l'adrenalina ancora scorreva impetuosa nelle sue vene. GRRRRRRRR!!!
domenica 11 ottobre 2009
Appunti sparsi
A margine della mostra sui Clash al Porto Antico. Da spettatore presente alle 3 giornate posso dire di essermi divertito moltissimo. L'esposizione di memorabilia, dai posters alle spille, dai dischi alle fanzine, era molto ricca e piena di cose interessanti (e non c'è stato tutto, c'erano ancora 3/4 casse di roba che sono rimaste inutilizzate), ma questo me l'aspettavo dal buon Fritz. Riguardando le bacheche oggi con calma, ho visto cose che il primo giorno mi erano sfuggite, tra cui una traduzione che avevo curato per il sito di Sonic Reducer, ma soprattutto vedere il volantino a cui faceva riferimento la traduzione, quello di una marcia e di un concerto organizzato dall'Anti-Nazi League, è stato emozionante. Si può pensare che il collezionare tutte queste sia una mania, una malattia; è vero che spesso è per il puro piacere personale di possedere, ma so che quello che anima Fritz è anche il condividere tanta passione con più gente possibile e una mostra come questa è l'occasione giusta. Lo stesso Luca Frazzi, intervenuto oggi per parlare del suo libro per l'Arcana "I wanna riot", si è stupito di vedere alcune cose che si ricordava dall'epoca e altre di cui aveva solo sentito parlare. E parlando di Luca, parliamo anche delle iniziative collaterali contenute nella mostra. Venerdì il concerto acustico di Franco Zaio: sarò di parte, anche se ho cercato di far finta di non "conoscerlo", ma ancora una volta è riuscito a sorprendermi. La rilettura di tante canzoni dei Clash, anche qualcuna che non conoscevo, in chiave così scarna è stata emozionante (scusate se uso sempre le stesse parole, ma non trovavo un aggettivo diverso) e appagante, tra l'altro piuttosto corposa e con anche un bis, una "Guns Of Brixton" ripetuta, a cui abbiamo fatto pure qualche coretto. Franco ora vuole pure realizzare un bootleg di queste covers, mi sembra un'idea giusta, forse in ottica punk sarebbe meglio l'esperienza unica di "chi c'era c'era", però anche qui, perchè non condividere con altri? Sabato sala gremita durante l'esibizione dei Black Market, cover band di Genova che se l'è cavata molto bene col repertorio di Joe Strummer e soci, con anche un'ospitata di Marco Balestrino dei Klasse Kriminale negli ultimi due pezzi. Peccato solo per l'audio che copriva un pò le voci. Piccolo aneddoto che ho saputo stasera dalla Wendy: a un certo punto è entrato un tizio che avvicinandosi al bancone ha chiesto: "Ma sono i Clash? MINCHIA!" (detto con forte accento siciliano) e lei ha avuto un pò di difficoltà a spiegargli che non erano proprio QUEI Clash, ma un gruppo che suonava le loro canzoni. Oggi, come già detto, spazio a Luca Frazzi, che ha spiegato come è arrivato alla stesura di questo libro che analizza i testi dei Clash cercando di contestualizzare anche il rapporto dei Clash con l'Italia, di come li abbiamo vissuti dalle nostre parti, in modo da spogliarli dall'icona di "band politica", come sono/erano etichettati molto superficialmente. Diciamo solo che mi ha fatto venire voglia di leggere il libro, e questo mi sembra già un buon risultato.
Sono stato molto felice di aver potuto conoscere un mio contatto di Facebook, la mitica Dora che è venuta apposta da Varese con marito e figlia per questa mostra; le è molto piaciuto il concerto di Franco, e quindi ho approfittato per darle una copia del Cmpst con la sua intervista e anche il cd "Last Blues" (poi io me lo riaccatterò).
In conclusione sono stati per me 3 giorni bellissimi, carichi di emozioni, e passati troppo in fretta, ma questo è spesso il destino delle cose belle. Sarebbe stato meglio se fosse durata una settimana, ma mi accontento e faccio tesoro di queste ore. Non ho partecipato all'organizzazione della mostra, ma nel mio piccolo ho cercato di fare pubblicità qui, su MySpace e su Facebook; in più ho attaccato 3 manifesti nella notte torinese del concerto di Paul Collins e ho dato in giro a Genova un paio di locandine e qualche piccolo volantino autoprodotto. Ho dato una piccola mano in fase di chiusura della mostra e non vedo l'ora che ci sia di nuovo qualcosa del genere, anche per una questione di orgoglio cittadino, sarebbe bello se per una volta Genova diventasse capitale della musica con mostre di questa fattura. Il solo pensiero che domani devo tornare al lavoro e riprendere la vita "normale" mi fa stare male, ma faccio tesoro dei bei momenti che ho vissuto in quella sala. Grazie Fritz, grazie Wendy, grazie Roberto e Marco di Sonic Reducer, grazie a Zaio, ai Black Market, a Luca Frazzi, a Paolucci della Biblioteca De Amicis, a Dora e la sua famiglia, e a tutte le persone che hanno partecipato, conosciute e sconosciute, compreso l'ultimo arrivato che ha fotografato la mostra mentre veniva già sbaraccata.
E mettiamo anche un video dei Clash, và!
THE CLASH "White Riot" (live)
E un altro
THE CLASH "Career Opportunities" (live)
OK, ancora uno
The Clash - Bankrobber
Travis™ | Video MySpace
Sono stato molto felice di aver potuto conoscere un mio contatto di Facebook, la mitica Dora che è venuta apposta da Varese con marito e figlia per questa mostra; le è molto piaciuto il concerto di Franco, e quindi ho approfittato per darle una copia del Cmpst con la sua intervista e anche il cd "Last Blues" (poi io me lo riaccatterò).
In conclusione sono stati per me 3 giorni bellissimi, carichi di emozioni, e passati troppo in fretta, ma questo è spesso il destino delle cose belle. Sarebbe stato meglio se fosse durata una settimana, ma mi accontento e faccio tesoro di queste ore. Non ho partecipato all'organizzazione della mostra, ma nel mio piccolo ho cercato di fare pubblicità qui, su MySpace e su Facebook; in più ho attaccato 3 manifesti nella notte torinese del concerto di Paul Collins e ho dato in giro a Genova un paio di locandine e qualche piccolo volantino autoprodotto. Ho dato una piccola mano in fase di chiusura della mostra e non vedo l'ora che ci sia di nuovo qualcosa del genere, anche per una questione di orgoglio cittadino, sarebbe bello se per una volta Genova diventasse capitale della musica con mostre di questa fattura. Il solo pensiero che domani devo tornare al lavoro e riprendere la vita "normale" mi fa stare male, ma faccio tesoro dei bei momenti che ho vissuto in quella sala. Grazie Fritz, grazie Wendy, grazie Roberto e Marco di Sonic Reducer, grazie a Zaio, ai Black Market, a Luca Frazzi, a Paolucci della Biblioteca De Amicis, a Dora e la sua famiglia, e a tutte le persone che hanno partecipato, conosciute e sconosciute, compreso l'ultimo arrivato che ha fotografato la mostra mentre veniva già sbaraccata.
E mettiamo anche un video dei Clash, và!
THE CLASH "White Riot" (live)
E un altro
THE CLASH "Career Opportunities" (live)
OK, ancora uno
The Clash - Bankrobber
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sabato 10 ottobre 2009
mercoledì 7 ottobre 2009
Giovanni, sto solo ballando
DAVID BOWIE "John, I'm Only Dancing"
Il ritorno del Duca Bianco su questo schermo dopo più di un anno, non sarebbe dovuto passare così tanto tempo, ma tant'è...Questa è una canzone che io adoro, che possiamo considerare una di quelle canzoni meno conosciute ma non meno degne di quelle famose e inoltre ha una storia piuttosto complicata. Incisa nel periodo dell'album "Ziggy Stardust", ma misteriosamente rimasta fuori dalla scaletta finale a favore di una "It Ain't Easy" che proprio rovinava la bellezza del disco (e che album sarebbe stato se fossero state incluse anche "Velvet Goldmine" e la scatenata "Sweet Head"?). Viene pubblicata su singolo dopo l'album e per l'occasione viene girato un video, quello che vedete qui sopra, dal fotografo Mick Rock, di cui consiglio il librone "Moonage Daydream", con tutte foto del periodo Ziggy e dintorni. Scusate la qualità non eccelsa, ma su Youtube c'è "l'incorporamento disattivato". Il tema gioca ancora sull'ambiguità sessuale "John, sto solo ballando/Lei mi eccita/Ma sto solo ballando/Non fraintendermi", era uscita da poco la famosa intervista in cui David si dichiarava bisessuale ecc., ma analizzando solo la canzone, posso affermare che è una delle migliori cose uscite dal periodo con Mick Ronson, con dei bei riff di chitarra e la batteria tambureggiante nel finale. Nel 1973 il pezzo viene reinciso per una probabile inclusione in "Aladdin Sane", ma anche stavolta viene ignorata, finisce di nuovo su singolo con stessi numeri di catalogo e retro della versione precedente. Questa versione è conosciuta come "sax mix" per la presenza di un sassofono e anche la chitarra è più presente, nel finale è più dissonante, è un pò più dura dell'altra versione, insomma, eccola qui:
Nel 1976 esce l'antologia "ChangesOne" in cui "John, I'm Only Dancing" è l'unico brano inedito su album e diventa un disco appetibile per chi, come noi italiani, non l'avevamo potuta gustare su singolo. Ma attenzione! Per motivi sempre più misteriosi, nelle prime copie dell'album finisce la "sax mix", poi sostituita dalla normale del 1972.
Non è finita. Il pezzo doveva essere molto caro a David, perchè nel 1974 durante le sessions di "Young Americans" la reincise nuovamente, stavolta cambiandola in modo radicale, trasformandola in un pezzo soul-dance per una versione di oltre sei minuti.
Nel 1979 una versione edit fu pubblicata su singolo col titolo "John, I'm Only Dancing (Again)" e sul retro c'era la versione 1972, ma leggermente remixata, mentre la versione lunga uscì su un singolo 12 pollici. Nel corso degli anni poi tutte le versioni sono uscite su cd sparse qua e là (senza contare le versioni live), quindi chi vuole se le può rintracciare.
Concludo con la versione dance per la gioia dei vostri piedi e dei vostri fianchi:
Il ritorno del Duca Bianco su questo schermo dopo più di un anno, non sarebbe dovuto passare così tanto tempo, ma tant'è...Questa è una canzone che io adoro, che possiamo considerare una di quelle canzoni meno conosciute ma non meno degne di quelle famose e inoltre ha una storia piuttosto complicata. Incisa nel periodo dell'album "Ziggy Stardust", ma misteriosamente rimasta fuori dalla scaletta finale a favore di una "It Ain't Easy" che proprio rovinava la bellezza del disco (e che album sarebbe stato se fossero state incluse anche "Velvet Goldmine" e la scatenata "Sweet Head"?). Viene pubblicata su singolo dopo l'album e per l'occasione viene girato un video, quello che vedete qui sopra, dal fotografo Mick Rock, di cui consiglio il librone "Moonage Daydream", con tutte foto del periodo Ziggy e dintorni. Scusate la qualità non eccelsa, ma su Youtube c'è "l'incorporamento disattivato". Il tema gioca ancora sull'ambiguità sessuale "John, sto solo ballando/Lei mi eccita/Ma sto solo ballando/Non fraintendermi", era uscita da poco la famosa intervista in cui David si dichiarava bisessuale ecc., ma analizzando solo la canzone, posso affermare che è una delle migliori cose uscite dal periodo con Mick Ronson, con dei bei riff di chitarra e la batteria tambureggiante nel finale. Nel 1973 il pezzo viene reinciso per una probabile inclusione in "Aladdin Sane", ma anche stavolta viene ignorata, finisce di nuovo su singolo con stessi numeri di catalogo e retro della versione precedente. Questa versione è conosciuta come "sax mix" per la presenza di un sassofono e anche la chitarra è più presente, nel finale è più dissonante, è un pò più dura dell'altra versione, insomma, eccola qui:
Nel 1976 esce l'antologia "ChangesOne" in cui "John, I'm Only Dancing" è l'unico brano inedito su album e diventa un disco appetibile per chi, come noi italiani, non l'avevamo potuta gustare su singolo. Ma attenzione! Per motivi sempre più misteriosi, nelle prime copie dell'album finisce la "sax mix", poi sostituita dalla normale del 1972.
Non è finita. Il pezzo doveva essere molto caro a David, perchè nel 1974 durante le sessions di "Young Americans" la reincise nuovamente, stavolta cambiandola in modo radicale, trasformandola in un pezzo soul-dance per una versione di oltre sei minuti.
Nel 1979 una versione edit fu pubblicata su singolo col titolo "John, I'm Only Dancing (Again)" e sul retro c'era la versione 1972, ma leggermente remixata, mentre la versione lunga uscì su un singolo 12 pollici. Nel corso degli anni poi tutte le versioni sono uscite su cd sparse qua e là (senza contare le versioni live), quindi chi vuole se le può rintracciare.
Concludo con la versione dance per la gioia dei vostri piedi e dei vostri fianchi:
domenica 4 ottobre 2009
Una bella serata
PAUL COLLINS' BEAT "Don't Wait Up For Me"
Se ne è già parlato da queste parti, di Paul Collins, dei Nerves, dei Beat poi rinominati Paul Collins' Beat per non confonderli coi Beat inglesi ecc. Insomma, venerdì sono andato a Torino per vedere Paul Collins anche per mantenere una promessa...ma di questo ne parlo dopo. Arrivo su al 50% delle mie possibilità, sicuramente avevo un pò di febbre, ma non potevo certo rimanere chiuso in albergo. Il luogo è lo Spazio 211, piccolo locale ma molto carino e con un'atmosfera rilassata; inganno l'attesa facendo qualche foto ai graffiti sui muri del giardino. Ero stato qui 2 anni fa per il mio primo incontro coi palermitani Second Grace, ma questa è un'altra storia. Verso le 11 cominciano i supporters, i milanesi Radio Days, che hanno scelto di dedicarsi al powerpop. Scelta coraggiosa per un genere di nicchia, soprattutto in Italia, però se la cavano bene, nonostante qualche problemino tecnico, soprattutto il batterista e presentatore è una bella macchina da ritmo, eppure in origine era uno dei due chitarristi (vedi la versione ufficiale del video di "Don't Keep Me Waiting"). Eccoli qui in un'esibizione a Fidenza
Giusto il tempo di scendere dallo sgabello dove ero appollaiato e fare un giretto che appena prima di mezzanotte sale sul palco Paul Collins con questa nuova versione dei Beat. Si parte con "Hanging On The Telephone" e da lì praticamente non ci si ferma mai. Ok, la voce non è più quella di una volta e neanche il fisico, però la carica di energia e di puro spirito rock'n'roll resta presente fino alla fine. Avercelo lì a 10 centimetri e sentire l'energia sprigionata che mi contagiava, mi ha permesso di dimenticarmi della febbre e cominciare a saltare (più o meno) e cantare i coretti. Praticamente è stato proposto tutto il primo album dei Beat, da "Rock'n'Roll Girl" a "Workaday World" da "I Don't Fit In" a "Working Too Hard" già nel repertorio dei Nerves, da "Walking Out On Love" a "Look But Don't Touch" dove Paul fa salire sul palco due ragazze a ballare. Più "The Kids Are The Same" e canzoni più nuove in una girandola di emozioni continue. Per il primo bis un imbecille continuava ad urlare "When You Find Out"(dei Nerves) e Paul ha detto: "non so perchè ma me la chiedono tutte le sere" e ne ha fatto una versione solo chitarra e batteria molto bella. Naturalmente l'imbecille ero io ed ero molto felice ;)
E dopo il concerto spazio anche per qualche chiacchiera, oltre a procurarmi roba e autografi, e qui torno alla promessa iniziale. Infatti a gennaio avevo vinto su Ebay proprio da lui un vinile dei Nerves autografato, solo che poi a febbraio ho avuto l'incidente, quindi ho dovuto scrivergli dall'ospedale e non avendo il vocabolario sotto mano mi sono anche inventato un paio di termini, e lui era stato molto gentile e mi chiedeva cose sull'Italia che lui adora. E lì gli avevo promesso che se tornava dalle nostre parti sarei andato con o senza stampelle, e così è stato. Infatti si ricordava di me e mi ha chiesto come andava e così via. Ancora una volta ho avuto la dimostrazione che personaggi del genere che potrebbero anche fregarsene di te vista la loro carriera (anche se la sua non ha mai raggiunto il grande successo che meritava), sono persone semplici e per nulla montate. Infatti gli ho chiesto "ma cos'è che ti spinge ancora a fare queste cose" e lui "é l'amore per la musica, that's all". Belle positive vibrazioni, se vi capita a tiro non potete perderlo. Inoltre mi ha fatto piacere vedere tante facce giovani, segno che la musica "semplice" ha un linguaggio universale che tocca i cuori con poco, basta una batteria, due chitarre e un basso e dei ritornelli mozzafiato per essere felici.
Se ne è già parlato da queste parti, di Paul Collins, dei Nerves, dei Beat poi rinominati Paul Collins' Beat per non confonderli coi Beat inglesi ecc. Insomma, venerdì sono andato a Torino per vedere Paul Collins anche per mantenere una promessa...ma di questo ne parlo dopo. Arrivo su al 50% delle mie possibilità, sicuramente avevo un pò di febbre, ma non potevo certo rimanere chiuso in albergo. Il luogo è lo Spazio 211, piccolo locale ma molto carino e con un'atmosfera rilassata; inganno l'attesa facendo qualche foto ai graffiti sui muri del giardino. Ero stato qui 2 anni fa per il mio primo incontro coi palermitani Second Grace, ma questa è un'altra storia. Verso le 11 cominciano i supporters, i milanesi Radio Days, che hanno scelto di dedicarsi al powerpop. Scelta coraggiosa per un genere di nicchia, soprattutto in Italia, però se la cavano bene, nonostante qualche problemino tecnico, soprattutto il batterista e presentatore è una bella macchina da ritmo, eppure in origine era uno dei due chitarristi (vedi la versione ufficiale del video di "Don't Keep Me Waiting"). Eccoli qui in un'esibizione a Fidenza
Giusto il tempo di scendere dallo sgabello dove ero appollaiato e fare un giretto che appena prima di mezzanotte sale sul palco Paul Collins con questa nuova versione dei Beat. Si parte con "Hanging On The Telephone" e da lì praticamente non ci si ferma mai. Ok, la voce non è più quella di una volta e neanche il fisico, però la carica di energia e di puro spirito rock'n'roll resta presente fino alla fine. Avercelo lì a 10 centimetri e sentire l'energia sprigionata che mi contagiava, mi ha permesso di dimenticarmi della febbre e cominciare a saltare (più o meno) e cantare i coretti. Praticamente è stato proposto tutto il primo album dei Beat, da "Rock'n'Roll Girl" a "Workaday World" da "I Don't Fit In" a "Working Too Hard" già nel repertorio dei Nerves, da "Walking Out On Love" a "Look But Don't Touch" dove Paul fa salire sul palco due ragazze a ballare. Più "The Kids Are The Same" e canzoni più nuove in una girandola di emozioni continue. Per il primo bis un imbecille continuava ad urlare "When You Find Out"(dei Nerves) e Paul ha detto: "non so perchè ma me la chiedono tutte le sere" e ne ha fatto una versione solo chitarra e batteria molto bella. Naturalmente l'imbecille ero io ed ero molto felice ;)
E dopo il concerto spazio anche per qualche chiacchiera, oltre a procurarmi roba e autografi, e qui torno alla promessa iniziale. Infatti a gennaio avevo vinto su Ebay proprio da lui un vinile dei Nerves autografato, solo che poi a febbraio ho avuto l'incidente, quindi ho dovuto scrivergli dall'ospedale e non avendo il vocabolario sotto mano mi sono anche inventato un paio di termini, e lui era stato molto gentile e mi chiedeva cose sull'Italia che lui adora. E lì gli avevo promesso che se tornava dalle nostre parti sarei andato con o senza stampelle, e così è stato. Infatti si ricordava di me e mi ha chiesto come andava e così via. Ancora una volta ho avuto la dimostrazione che personaggi del genere che potrebbero anche fregarsene di te vista la loro carriera (anche se la sua non ha mai raggiunto il grande successo che meritava), sono persone semplici e per nulla montate. Infatti gli ho chiesto "ma cos'è che ti spinge ancora a fare queste cose" e lui "é l'amore per la musica, that's all". Belle positive vibrazioni, se vi capita a tiro non potete perderlo. Inoltre mi ha fatto piacere vedere tante facce giovani, segno che la musica "semplice" ha un linguaggio universale che tocca i cuori con poco, basta una batteria, due chitarre e un basso e dei ritornelli mozzafiato per essere felici.
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