Allora, due anni fa ho cominciato un lavoro di traduzione dall'inglese di un libro di culto. Eravamo in estate e si parlava io, il Doc e Fritz di questa serie di libri di Richard Allen con protagonista il giovane skinhead Joe Hawkins; Fritz, che all'epoca conoscevo poco, ci diceva che aveva questi libri da anni e ogni tanto tentava di mettersi lì col vocabolario per cercare di tradurli e poterli leggere, ma si fermava dopo poche pagine. E' stato il Doc a dire: "Sess, perchè non li traduci tu?" Io ho dato la mia classica risposta: "Mah, non so." Ma ci ho ripensato con calma di ritorno a casa e mi son detto: "Perchè no?" Era davvero una cosa che non avevo mai fatto tradurre un libro intero; i testi delle canzoni sì, è sicuramente più facile, anche se l'inglese è comunque infido, perchè con poche parole riescono ad esprimere quello che noi facciamo con il doppio delle parole. Così mi sono procurato i libri tramite Ebay, poichè sono degli anni '70 (hanno avuto una ristampa in volumi negli anni '90 ma sono abbastanza introvabili), poi mi sono visto con Fritz a casa sua e lì mi ha fatto vedere materiale utile e mi ha dato delle dritte. Così ho cominciato, mi sono procurato altro materiale, ho studiato e piano piano mi sono immerso nella traduzione. Il libro, diciamolo a scanso di equivoci, non è un capolavoro. Richard Allen era uno scrittore canadese, specializzato in pulp stories, che negli anni 70 fu reclutato dalla New English Library per scrivere quelli che ora possiamo chiamare "instant books" sui culti giovanili dell'epoca. Nel libro c'è tutto quanto poteva interessare a un teenager: violenza, sesso, parolacce. Pur non essendo lui uno skinhead (aveva già quarant'anni all'epoca), Allen è riuscito a creare un personaggio come Joe Hawkins che ha colpito l'immaginazione di molti ragazzi (c'è pure una canzone degli Oppressed che si chiama proprio "Joe Hawkins"). L'anno scorso è stato l'anno horribilis con l'incidente che, pur regalandomi del tempo libero mi ha un pò bloccato a livello mentale (non riuscivo ad uscire da quella cazzo di metropolitana, ormai quelle pagine me le sognavo di notte!), poi situazioni poco simpatiche in ufficio ecc. A gennaio di quest'anno sono arrivato a tradurre "THE END" e da lì ho cominciato il lavoro di revisione: avevo trovato un nuovo traduttore on-line (quello di Repubblica) molto buono e quindi tutte le prime trenta pagine le ho riviste alla luce di questo, ma soprattutto dovevo trovare una forma italiana che suonasse corretta, tra sinonimi e coniugazioni. All'inizio di luglio ho detto "BASTA!", ho consegnato una copia del lavoro alle 3 persone che sapevano, Fritz, il Doc e Paco, ad agosto un'altra al piccolo-ma-grande Roberto. Mercoledì scorso il libro è arrivato in libreria in traduzione ufficiale da parte della Shake. Incredulità, delusione, incazzatura, senso di inutilità. Hanno usato per la copertina la foto che era comparsa nelle ristampe in volumi e pensavo che ci fossero più episodi, invece no, è esattamente lo stesso libro che ho tradotto io. Ecco l'edizione italiana: E la copertina originale del 1971: Diciamolo, ci sono rimasto di merda. E' vero che con Fritz si era parlato di un'eventuale pubblicazione, ma col problema dei diritti d'autore sarebbe stata una cosa clandestina, il Doc aveva proposto ad esempio la pubblicazione a puntate su una fanzine. Adesso tutto questo non ha più importanza. Però. L'esperienza a me è servita per diversi motivi. Ho scoperto di avere molti limiti sia nell'inglese, e lo sapevo, che nell'italiano, ma anche questo lo sapevo. Non avevo detto in giro di questa cosa perchè non ero sicuro di arrivare in fondo e se non ero contento del risultato non se ne sarebbe fatto niente. Umanamente è stato un grande punto di svolta, perchè ho potuto conoscere meglio Fritz ed è nata una bellissima amicizia, per me fondamentale, e questo vale più di tutto l'oro del mondo. Ho potuto conoscere un pò l'ambiente, almeno la parte "sana", mi piace lo stile, la musica (il cosiddetto "skinhead reggae") e ho conosciuto altre persone fantastiche come Paco & Daniela. E dopo avere letto la versione ufficiale, posso dire che, anche se il mio è stato un lavoro artigianale e senza aiuti esterni, il mio risultato finale è molto vicino a quello stampato. Sono stato bravo insomma e pazienza se non passerò alla storia come primo traduttore del libro. E la Gloria? E' solo una vecchia canzone di Umberto Tozzi. ;-)
E dunque. Venerdì mattina ho preso il treno alle 6,15 in direzione Reggio Emilia, motivo una serata allnighter a base di Northern Soul e Skinhead Reggae, a cura tra gli altri di Paco e Daniela, di cui vi avevo già parlato qui. Ma non solo, in quanto era l'occasione per incontrare due miei contatti virtuali che passano spesso di qui, Elisa e il Larvotto. Diciamo che il giovedì aveva portato due imprevisti, uno che riguarda un mio familiare e uno che riguardava proprio Elisa, che non sarebbe stata disponibile per il pranzo (del tutto giustificata e non sto a spiegare il motivo). Così ho fatto un giro in centro, mangiato qualcosa, altro giro e poi sono tornato in albergo a riposare un'oretta. Poi mi chiama il Larvotto, che non si sapeva fino all'ultimo se sarebbe stato presente, annunciando l'arrivo suo e di Elisa dopo due ore. E così quando me li sono trovati davanti "dal vivo" dopo quasi tre anni di conoscenza virtuale, è stata una sensazione stranissima, ma bella. Ci siamo diretti verso lo Shannon Pub, luogo dove era previsto l'aperitivo e lungo la strada ci siamo fermati davanti a questo cartello, con i clacson delle macchine che ci salutavano: Al pub ho ritrovato Paco, Daniela e qualche altra faccia vista a Genova, ma mi sono dedicato principalmente a parlare (e mangiare e bere) con i miei due amici non-più-virtuali, mentre c'era la partita dell'Inter a dominare il sottofondo. Il tempo è passato in fretta e le risate sono state molte, poi è stata l'ora di andare verso il luogo della serata a cui però i due non avrebbero partecipato, causa lavoro del giorno seguente. Così ci siamo salutati e io mi sono ritrovato solo in mezzo ai temibili skinheads...ed è andato tutto bene, anzi meglio dell'altra volta! All'inizio mi sono tenuto un pò in disparte in osservazione, ma poi non potevo resistere, DOVEVO ballare quella musica! Si sono alternati in quattro ai dischi tutti rigorosamente in vinile 7 pollici, oltre ai due conosciuti anche Leonardo di Vicenza e Marco mod di Grosseto. E praticamente non mi sono fermato un attimo, le uniche soste erano per dirigersi a prendere una birra o per andare in bagno, insomma ho testato la tenuta delle mie gambe e sono andato alla grande! Il pubblico presente, non numeroso ma molto partecipe, si è scatenato soprattutto coi pezzi ska e reggae, ma anche il Northern Soul è stato molto apprezzato, io ad esempio ho scoperto questo pezzo fantastico che non conoscevo: THE DELLS "There Is"
Alla fine il potere della Musica è contagioso e così anche chi non era proprio un ballerino coi fiocchi, si è cimentato nelle danze con impegno e tanta gioia! Verso le 3 la musica è finita, ma non le chiacchiere che si sono prolungate fino alle 5, poi è stato il momento di tornare alla base. Il buon Riccardo, che era venuto anche a Genova, ha fatto da autista a me e a un altro ragazzo (ho scoperto poi su Facebook che ha solo 17 anni!) che abitava molto fuori zona. L'idea mia originaria era di prendere il treno alle 7 per tornare a Genova per il Record Store Day, solo che a un certo punto mi sono reso conto che non ce l'avremmo mai fatta e quindi ho detto a Riccardo di non preoccuparsi, avevo un altro treno più tardi; lui ci ha provato lo stesso e lo ringrazio comunque, perchè ce l'ha messa tutta senza correre rischi, davvero un bravo ragazzo. E così sono entrato in albergo, ho dormito un'altra oretta, poi mi sono preparato per il ritorno, anche se il treno non era diretto, ho dovuto cambiare a Milano. Il Record Store Day, sempre presso Disco Club, quest'anno è stato in tono un pò minore, si dovevano esibire tre gruppi poi ridotti a due e anche lo spazio per l'esibizione è praticamente scomparso; gli En Roco, già presenti l'anno scorso (che ho praticamente evitato) e gli Electric Fried Chicken hanno performato sul marciapiede davanti al negozio totalmente in acustico senza amplificazione. Gli Electric sono normalmente un quartetto dedito a un garage-blues di ispirazione 60's, in questa versione c'era solo un ospite alla chitarra acustica e il mitico Dario alla voce, maracas e nel finale con maschera da luchador messicano, peccato che il set sia stato così breve, però anche molto intenso. A corollario una piccola selezione di dischi punk autografati dall'archivio di Fritz e i manifesti in stile vintage di Luca Malagò, già autore di locandine per altre manifestazioni. Ah, dimenticavo che, come succede all'estero, è stato pubblicato un singolo in vinile in tiratura limitata coi due gruppi, che è disponibile presso Disco Club. Il tutto con la collaborazione di Disorder Drama che festeggiava i suoi primi 10 anni di vita con una settimana di concerti sparsi in giro per la città (con anche una trasferta a Savona) che si sarebbero conclusi al chiuso in serata al Buridda (più un appendice rurale la domenica) con diversi gruppi tutti genovesi tranne uno. Per l'occasione si sono rivisti i Lo-Fi Sucks dopo sei anni di assenza con un buon set anche qui un pò breve, ma i gruppi in gioco non permettevano lunghe esibizioni. Il tutto si è poi concluso tra le 2 e le 3 (mi pare), cosicchè praticamente ero sveglio (salvo le pause già dette e un paio di abbiocchi in treno) da quasi 48 ore!!! Vi lascio con due video, in primis: LO-FI SUCKS! "Declaration Of Indiependence pt. 2"
E poi il pezzo sorpresa della serata precedente, che suonato a tutto volume in mezzo a roba Northern Soul ha fatto la sua porca figura: NEIL SEDAKA "La Luna A Fiori"
E venerdì si riparte in direzione Roma per il Liberation Fest, tre serate di musica a più non posso!